A circa cinque anni dal suo avvio, nel 2007, l’esperienza della Comunità educante di Chiusi – una delle prime e più innovative esperienze di “sistema formativo integrato”, che ha coinvolto in questi anni con successo, nell’obiettivo unico dell’educazione dei ragazzi, accanto alla scuola, il comune, la diocesi, i genitori, la banca locale e tutta la società civile – giungerà nei prossimi giorni alla ribalta nazionale.
Il dirigente scolastico Rita Albani e il sindaco di Chiusi Stefano Scaramelli sono stati infatti invitati a raccontarne contenuti, motivazioni ed efficacia, in particolare ai fini dell’integrazione di bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana, nell’ambito del seminario nazionale organizzato dal MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che si svolgerà a Firenze, l’8 e il 9 marzo, sul tema “Enti locali, Scuola, Integrazione”. Il seminario, che trova le sue ragioni nelle problematiche derivanti dall’autonomia scolastica e dalla diversità delle politiche e degli investimenti locali in materia di integrazione, si propone di mettere a confronto diversi modelli, analizzando in particolare quattro realtà – città grandi, medie e piccole, piccoli centri e comuni montani, – con l’obiettivo di portare a sistema le esperienze positive.
Il modello Comunità educante di Chiusi.
E’ tra le esperienze dei piccoli centri che si è scelto di presentare la storia esemplare della Comunità educante di Chiusi, nata nel 2007, su proposta dell’Istituto comprensivo Graziano da Chiusi e della sua dirigente prof.ssa Rita Albani, che, nell’affrontare le difficoltà evidenti di un dialogo difficile con famiglie e istituzioni, di un disagio giovanile crescente e di un’integrazione di allievi ed adulti stranieri problematica, consapevole di non poter rispondere da sola a questi bisogni, decise, nell’ambito dell’autonomia scolastica, di coinvolgere comune, diocesi, famiglie, banca locale e l’intera società chiusina in un progetto che vedesse la nascita di una Comunità educante. “L’obiettivo – spiega la dirigente, – era passare da un sistema formativo policentrico ad una rete sistemica in cui tutti avrebbero dato il proprio contributo alla ricerca di soluzioni dei problemi, condividendo responsabilità e finalità. La priorità assoluta era una nuova partnership educativa scuola – famiglia con a sostegno la comunità.”
Così è stato. Nel 2007 nacque il Comitato “Insieme per crescere” al cui interno trovavano posto rappresentanti della scuola, dei genitori, del comune e della diocesi e venne elaborato un progetto che vedeva e vede ancora coinvolto l’intero territorio di Chiusi. Per favorire la partecipazione massima di tutti, venne anche organizzata una giornata di studio, nel cui ambito vennero creati gruppi di lavoro aperti all’intera cittadinanza, tutti impegnati a dare risposte alle emergenze educative quali il bullismo, l’integrazione degli stranieri, la mancanza di spazi e tempo libero. Tante le presenze in quell’occasione e tanto l’entusiasmo. Un paese intero riscopriva la voglia di partecipare, confrontarsi, capire, per educare.
Il ruolo fondamentale del Comune accanto alla scuola.
“In questo percorso importante compiuto dall’istituto comprensivo di Chiusi e dall’intera cittadinanza, – dice la prof.ssa Albani – partner e interlocutore principale è sempre stato il Comune. Sempre infatti l’amministrazione comunale, sia la precedente che l’attuale, si è dimostrata disponibile a guardare alla scuola come soggetto attivo, capace di progettualità, di dare risposte ai bisogni del territorio e con propensione all’innovazione”. Questo ha fatto sì che, in questi cinque anni si lavorasse sia sul versante organizzativo che formativo con risultati quali la messa a norma e la ristrutturazione dei sei edifici scolastici dell’Istituto, l’allestimento di palestre e laboratori. E’ stato potenziato il tempo prolungato ed istituito il tempo pieno. Insieme alla scuola, l’amministrazione comunale, ha avviato proposte formative quali: piedibus, piccole guide turistiche, biblioteche scolastiche; ha supportato la progettualità dell’Istituto che ha visto nascere un’Orchestra, una Compagnia teatrale e una Redazione giornalistica; ha aderito e collaborato per la realizzazione di incontri tra scuola- famiglia.
La Comunità educante di Chiusi per l’integrazione.
“Tanto è stato il lavoro fatto in questi anni – sottolinea la dirigente del Graziano da Chiusi – e numerosi sono stati i benefici evidenti per la scuola e per l’intero territorio, ma un’attenzione particolare è sempre stata rivolta ad una problematica che si dimostrava urgente, ovvero alla difficoltà di integrazione dei tanti ragazzi non italiani a scuola (il 26,2% degli studenti) e dei loro genitori nel territorio (il 7% della popolazione). Per questo, già nel 2007, l’istituto invitò i rappresentanti della Comunità Educante a firmare un Protocollo di intesa per l’integrazione con il quale ci si impegnava a ottimizzare le risorse, ognuno con le proprie competenze e il proprio ruolo, per condividere questo problema e affrontarlo insieme”.
A seguito della sottoscrizione di quel protocollo, una Commissione di accoglienza esterna affiancò quella interna alla scuola e Banca Valdichiana si impegnò a sostenere finanziariamente la progettualità dell’istituto. Molte le iniziative realizzate in questi anni: dagli incontri con le famiglie straniere al momento dell’arrivo, agli scaffali interculturali, alle visite al Centro di Documentazione Interculturale di Arezzo a corsi di alfabetizzazione permanenti per gli allievi non italiani neo-arrivati. E’ stata inoltre sviluppata una didattica interculturale che privilegia negli allievi l’acquisizione e l’uso dei linguaggi universali (poesia, musica, danza, teatro, arte in senso lato), didattica che ha supportato e favorito l’integrazione. L’iniziativa più recente e forse più forte è stata però all’apertura dell’anno scolastico in corso, con la prima “Marcia della pace”, che ha previsto il coinvolgimento di tutta la Comunità educante ed è stata pensata come giornata speciale, dedicata all’accoglienza dell’altro, del diverso da me.
In tema di integrazione inoltre, il comune ha riconosciuto il ruolo di coordinamento dell’Istituto, ne ha condiviso e sostenuto tutte le iniziative, con fondi, strutture e servizi. Ha portato la scuola al tavolo della Pace organizzato dalla Provincia; è sempre stato presente agli incontri di progettazione e ai convegni di tipo culturale e sociale a sfondo interculturale. Ha messo a disposizione il mediatore culturale dello sportello immigrati. Ha attivato in concertazione con l’istituto laboratori per l’educazione alla pace. Chiusi infatti già nel 2004 ha aderito alla Rete Internazionale delle Città Rifugio e dal 2006 alla Rete ICORN, ha ospitato ed ospita scrittori dissidenti. Tutti si sono resi disponibili ad incontrare gli allievi della scuola, permettendo loro di avvicinarsi concretamente al problema della dissidenza. Da un anno Chiusi ospita anche otto rifugiati politici dalla Libia, che hanno incontrato gli allievi della secondaria nel giorno della memoria e che hanno partecipato alla marcia della pace.
La Comunità educante di Chiusi è oggi una realtà dove, comune, diocesi, famiglie, associazioni, banca, enti, semplici cittadini, sono coinvolti e lavorano insieme in un intreccio di corresponsabilità, per l’educazione di bambini e ragazzi e l’integrazione di tutti.