Sulla prossima apertura della moschea interviene la consigliera comunale Letizia Franceschi: “Sembra ormai certo che tra il mese di ottobre e novembre prossimi, aprirà la nuova moschea di Colle val d’Elsa – scrive -. Nelle ultime settimane, si è letto di come questa nuova struttura rappresenterà un punto di riferimento interreligioso per il territorio, di come tutti potranno liberamente accedervi, di come dietro alla sua realizzazione, ci sia stato lo sforzo di tante persone, la collaborazione e il sostegno generale della comunità e di come ormai chi, sinora ha sempre manifestato in modo forte e deciso la propria contrarietà, dovrà rassegnarsi e magari togliere quegli striscioni che ancora oggi, a distanza di 9 anni, sovrastano il parco e affiancano la strada che corre parallela. Si è creduto di aver letto tutto quello che è accaduto in questi lunghi anni, ma non è così. In tutti gli ultimi articoli di cronaca, zuccherosi e solleticati da principi di integrazione, solidarietà, condivisione e legalità, si è omesso di scrivere – o se è stato fatto, è stato fatto in modo velato -, delle pesanti condanne che il Tribunale di Siena, sezione distaccata di Poggibonsi, ha inflitto al Presidente della Comunità di Siena e Provincia, al Direttore dei lavori, all’ingegnere responsabile e al capo cantiere, per aver violato ripetutamente la nostra legislazione in materia urbanistica, realizzando in assenza di permesso di costruire un piano seminterrato in cemento armato al di sotto dei corpi di fabbrica e per aver proseguito nella realizzazione dei lavori con concessione edilizia scaduta e, fatto altrettanto grave, l’ingegnere responsabile e il direttore dei lavori al momento della presunta conclusione dei lavori, per aver dichiarato falsamente la fine dell’esecuzione dei lavori nel giorno 19 novembre 2009, laddove gli stessi proseguivano in tutti i giorni a seguire. Che ne è di queste notizie? Perché si vuole fare finta di niente, lasciando credere che in questi lunghi anni i continui esposti del Comitato fossero soltanto delle mere allucinazioni o delle inutili perdite di tempo. La magistratura ci ha dato ragione”.
Violazione della legislazione “Il Tribunale Penale – prosegue la Franceschi – ha riconosciuto nei nostri esposti che stavamo dicendo la verità. Questa moschea è stata realizzata in aperta e palese violazione della legislazione italiana. C’è stato un totale disinteresse verso il rispetto della legge statale e quella regionale e si sono persino depositati documenti falsi, per cercare di far credere che i lavori fossero finiti, quando la fine è giunta solo dopo 4 anni da quel lontano 2009. Dove sono allora i perbenisti, coloro che, correttamente, non esitano a puntare il dito contro chi viola le norme territoriali e urbanistiche, mentre noi siamo qui a chiederci cosa abbia questo progetto di così speciale, che a nessuno interessa il fatto grave delle ripetute condanne penali. In un momento storico come questo dove un solo avviso di garanzia trasforma tutti noi nei maggiori legalisti e nei più accaniti sostenitori della legge e della Costituzione, qua a Colle viviamo in un mondo tutto nostro, dove evidentemente non c’è la medesima percezione! Noi non abbiamo rinunciato a portare avanti la nostra battaglia democratica, civile e soprattutto legale, verso questo progetto che – è bene sottolinearlo – nel quartiere non è voluto da nessuno, nonostante l’apparente ma quantomai significativo atteggiamento silenzioso. E’ stato chiesto quanti siano nella comunità della Badia i musulmani praticanti: possiamo rispondere noi e dire che si possono contare nelle dita di una mano. Non veniamo a raccontare che quel mostro di cemento servirà per i musulmani della Badia perché non ci crede nessuno. Il nuovo imam ha chiesto partecipazione e ha parlato di integrazione e rispetto. Ci duole informare l’imam che, per quanto interessa il Comitato, è troppo tardi per chiedere la partecipazione: chi, come loro, ha inteso portare avanti un progetto in aperta e palese violazione della nostra legislazione – mentre ai microfoni e sui giornali elogiava il nostro territorio e parlava di legalità e rispetto – non merita partecipazione né sostegno. Ci hanno preso in giro, questa è la verità e ciò che più ci duole, è che nessuno ha il coraggio di prendere coscienza di questo. In ogni caso, anche noi vogliamo dare un contributo a questa sequela di articoli di giornale che si sono susseguiti in queste settimane. Da parte nostra non ci sarà mai alcuna forma di apertura né di partecipazione. Continueremo a portare avanti i nostri obiettivi, rivolgendoci alle autorità per segnalare qualsiasi irregolarità possa emergere, in nome di una legalità che ha da sempre rappresentato il nostro filo conduttore”.