Dopo due giorni e mezzo di permanenza a Pechino, la delegazione di Montepulciano e della Valdichiana in missione in Cina per promuovere il Vino Nobile e l’offerta turistica del territorio si è trasferita a Shangai. Cinque ore di treno iper-veloce per coprire circa 1.500 chilometri in carrozze estremamente confortevoli, silenziose, stabilissime spendendo poco più di 60 euro a persona, una cifra apparsa agli italiani assolutamente sproporzionata all’elevato standard del servizio e ripagata quasi interamente dalla stupefacente puntualità con cui ha viaggiato il convoglio.
Dopo l’uscita dall’interminabile fascia suburbana di Pechino, il viaggio è corso nelle pianure alluvionali, tra immense coltivazioni di cotone e piantagioni di cereali già verdi, appena intervallate da vallate circondate da montagne di non particolare altitudine.
Sorprendente la quantità di cantieri in piena attività anche su opere che appaiono di grandi dimensioni, nonostante la domenica festiva. Anche in Cina l’agricoltura non si ferma di domenica ma nei campi si è vista molta manodopera e ben poca automazione.
All’arrivo nella megalopoli del Sud, il gruppo è stato accolto da condizioni climatiche inclementi che, ai cinefili più accaniti, hanno immediatamente ispirato la tenebrosa ed opprimente ambientazione di Blade Runner, con cielo viola, caldo, umidità e pioggia intermittente ed imprevedbile. E per percorrere il raccordo autostradale che collega la stazione ferroviaria alla città e poi la tangenziale che si incunea tra i fantastici grattacieli è occorsa oltre un’ora e mezza di taxi guidati con spericolata perizia da imperscrutabili autisti, assolutamente impermeabili alla conoscenza anche dell’inglese più elementare.
Del soggiorno a Pechino il gruppo, guidato dal Sindaco di Montepulciano Andrea Rossi e dal Presidente del Consorzio del Vino Nobile Andrea Natalini e composto in maggioranza da titolari e rappresentanti di aziende vinicole con la presenza dell’artista poliziano Gino Filippeschi, riporta la grande soddisfazione per l’ottima riuscita dell’evento organizzato in collaborazione con l’Enoteca Italiana nel Museo del Vino del Reignwood Palace ma anche il fascino della sterminata capitale asiatica, luogo di incontro di condizioni sociali estreme, di autentico culto per la popolazione cinese, che nel fine settimana si è accalcata all’ingresso della Porta Rossa, in Piazza Tienanmen, sfilando sotto l’enorme ritratto di Mao per visitare la Città proibita, indelebile eredità dell’età imperiale, assillata però da un livello di inquinamento costantemente attestato al di sopra dei limiti di sicurezza, capace di schermare il sole al punto da impedire ai raggi di oltrepassare la cappa di smog.
Tra cinesi provenienti dalle più remote località dell’ovest, che hanno scelto il primo fine settimana di novembre per compiere il “viaggio della vita” nella capitale, dove si muovono spaesati al pari dei turisti, e bambini di una bellezza disarmante e capaci di esprimere un candore apparentemente insuperabile e, come tale, struggente, il gruppo senese si è brillantemente districato tra viaggi in metropolitana, incursioni nella città vecchia (hutong) e degustazioni – con le bacchette d’ordinanza – della squisita anatra laccata, autentica specialità della cucina pechinese.
Mentre il viaggio prosegue in direzione sud, con destinazione finale Canton, dove la delegazione sarà ricevuta dallo scultore Xu Hong Fei, l’autore delle ammiratissime sculture rimaste in esposizione in Piazza Grande fino a domenica (3 novembre), si tirano le somme degli incontri avuti a Pechino con stampa ed operatori dei settori vinicolo e turistico.
Molto utile si è rivelato il confronto con i giornalisti che ha consentito agli Amministratori Comunali (oltre al Sindaco, il vice Luciano Garosi), al Presidente Natalini e alla Strada del Vino Nobile di conoscere i più recenti orientamenti in materia della società cinese, caratterizzata da una middle-class facoltosa in vertiginosa crescita.
Weiran Chen è una giovane e graziosa giornalista cinese, columnist della rivista Wine in China, molto diffusa nel nord del paese, che tratta sia di vino sia di turismo e collaboratrice di numerose testate, cartacee e online, di cui una francese, su cui si occupa di turismo italiano.
“Prima di oggi, in Cina, c’era il rischio di confondere il Vino Nobile di Montepulciano con altre denominazioni, questa è un’occasione importante per conoscere e chiarire. Oggi ho scoperto anche la Valdichiana, che offre risorse turistiche molto attraenti ma che prima di ora non avevo avuto modo di conoscere”.
Hi Ye, dal look e dallo stile raffinato, di chiara impronta occidentale, spiega che “per i consumatori cinesi sono molto più noti i vini francesi, che si sono affacciati per primi sul mercato asiatico, ma i vini toscani sono avvantaggiati dal richiamo turistico, come d’altra parte avviene per quelli siciliani”.
Aggiunge che “il mercato cinese deve ancora maturare deve ancora maturare per poter accettare questi vini sia come gusto sia come prezzo ma l’asso nella manica potrebbe essere rappresentato sia dalla facilità del gusto sia dalla loro eleganza”.
Weiran assicura che “è in atto un cambiamento di tendenza: da Bordeaux a Borgogna ora stiamo arrivando ai vini toscani. Le aste rappresentano un indicatore importante: i supertuscans si impongono sempre di più e questo ha effetto forte sui consumatori. E’ importante aver puntato su una traduzione più chiara delle denominazioni, i nomi lunghi risultano incomprensibili per i cinesi, solo quelli brevi hanno la possibilità di essere memorizzati. Questi eventi sono importanti perché i professionisti possono influenzare i consumatori”.
“Il consumatore cinese – osserva Yi He – è piuttosto refrattario ai termini troppo professionali, non ama finezze eccessive nella descrizione del gusto del vino, preferisce termini più semplici e si lascia affascinare soprattutto dalla storia e dalle tradizioni che il vino riesce ad esprimere: per questo il Vino Nobile ha ottime chance per imporsi”.
Impossibile non notare nell’ambiente cinese del vino una netta prevalenza di giovani e una preponderanza di donne. Weiran e Hi offrono una spiegazione molto nitida di questo fenomeno: “Il mondo-vino rappresenta una cultura importante che richiede conoscenza, preparazione di base e continuo aggiornamento. Ma non fa parte delle abitudini dei cinesi che non lo riconoscono come prodotto di consumo e sarà molto difficile introdurlo negli usi delle persone di età più matura. Per i giovani cinese rappresenta invece uno stile di vita, i giovani sono più pronti a recepire il cambiamento, ad adottare un linguaggio nuovo e tra i giovani le donne sono più sensibili all’argomento”.
Il vino potrebbe apparire sulle tavole dei cinesi?
Sul tema Weiran ha idee molto chiare: “Il vino vive di abbinamenti col cibo e la cucina cinese rappresenta un sistema integrato di ingredienti e sapori praticamente impossibile da alterare; inoltre già ne fanno parte altre bevande che non siano il thé o l’acqua, per lo più derivanti dalla fermentazioni di cereali”.
Aggiunge Yi che per il consumo di massa il vino può giocare una carta importante che è la sua salubrità: “i cinesi sono sensibili al benessere fisico e psicologico che può derivare dai cibi e potrebbero preferire il vino ai superalcolici, di cui conoscono e temono gli effetti”.
Del vino di qualità i cinesi apprezzano anche il prestigio: “E’ diventato il regalo preferito dai manager che, dopo aver esaurito le idee in fatto di oggetti tradizionali, anche pregiati, e di apparati elettronici, ora inviano e ricevono pregiate (e costosissime) confezioni di vino, per onorare la conclusione di affari, in occasione delle feste, per esprimere riconoscenza”-
Yi He conclude la chiacchierata con un’importante riferimento al turismo che parte dalla sua esperienza personale: “Sono stata in Toscana, fino a Siena: i viaggiatori cinesi in Italia hanno finito il primo giro, ora torneranno per soggiorni più lunghi e per approfondire la propria conoscenza delle tradizioni e della gente, di cui sono curiosi: le piccole città d’arte potrebbero rappresentare una meta ideale. Il consiglio più importante che posso dare è di fare chiarezza sui nomi per evitare incomprensioni e confusioni”.