I ricercatori dell’Università di Siena, in collaborazione con un ampio gruppo di scienziati internazionali, hanno ricostruito con precisione l’arco temporale in cui si estinse l’uomo di Neandertal, mentre l’uomo moderno, o Homo sapiens, prendeva il sopravvento in Europa.
L’estinzione avvenne “a macchia di leopardo” e molto lentamente, tra i 41 e i 39 mila anni fa, prima di quanto si pensasse fin ora, e questo comportò una lunga fase di coabitazione, durata quasi 5000 anni, che portò ad ampi scambi genetici e culturali tra le due specie.
Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista “Nature”. Le ricerche, coordinate dall’Università di Oxford, sono durate sei anni e hanno coinvolto studiosi di varie Università e centri di ricerca europei, responsabili dei numerosi siti paleolitici esaminati. Per l’Italia, il dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena ha lavorato insieme alle Università di Ferrara, Trento e Genova. I siti paleolitici esaminati sono stati la Grotta del Cavallo (LE), Riparo l’Oscurusciuto (TA) e Grotta di Castelcivita (SA).
Grazie all’applicazione di moderne tecniche nell’ambito delle datazioni col metodo del radiocarbonio, i ricercatori europei hanno costruito una griglia cronologica basata su 40 siti chiave associati all’Uomo di Neandertal, situati in un’estesa area geografica compresa tra la Russia e la Spagna. I dati ottenuti suggeriscono la scomparsa dei Neandertaliani avvenne in tempi differenti nelle diverse regioni. Questi nuovi dati, e quelli che dimostrano i tempi e i luoghi della coabitazione con l’uomo moderno, hanno importanti implicazioni nello spiegare i fattori culturali, tecnologici e biologici che portarono l’Homo sapiens a prevalere in Europa.