In un clima di calorosa partecipazione, sabato 8 febbraio, nell’aula magna dell’istituto “Bandini”, Alberto Prunetti, “autore toscano 2013”, ha presentato Amianto. Una storia operaia, suo terzo romanzo che uscirà a maggio in una seconda edizione arricchita di studi e inchieste recenti. Dopo l’introduzione del dirigente scolastico, professor Luca Guerranti, l’autore ha voluto ripercorrere la sua infanzia e adolescenza di figlio proletario cresciuto all’ombra delle ciminiere e delle acciaierie di Piombino e di Follonica, tra figli di operai, fin dai banchi di scuola. Una vita fatta di piccole trasgressioni, di piaceri e di fatiche, una vita che scorre parallela a quella del padre, operaio saldatore tubista, costretto, per il suo lavoro di transfertista, a “toccare mille città” d’Italia, passando dai complessi siderurgici di Taranto alle raffinerie liguri di Busalla e di Casale Monferrato, luoghi divenuti tristemente famosi. Una classe operaia forte, quella degli anni ’70, orgogliosa dei diritti conquistati, una classe che, a partire dagli anni ’80, si è indebolita e ha abbassato la fronte. Lo scrittore ha toccato il dramma personale e familiare della malattia incurabile del padre, esposto all’amianto, per richiamare l’attenzione sul dramma sociale degli “omicidi bianchi” e sulla diffusa inconsapevolezza degli effetti letali dell’amianto che uccide dopo vent’anni, come è successo a suo padre. Si è soffermato sul caso di Casale Monferrato, il posto peggiore per l’esposizione all’amianto in Italia e forse in Europa, in cui la mortalità è ancora altissima. Non ultima e non secondaria la questione delle responsabilità delle imprese e delle multinazionali.
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