La Fondazione, «come da più parti invocato a livello istituzionale in sede nazionale e locale, ha infatti sottoscritto l’aumento di capitale lanciato dalla Conferitaria lo scorso giugno, spendendosi, come sempre, per la continuità di crescita del Monte, in un’ottica di creazione sostenibile di valore nel medio e lungo termine».
«Nessuno ha mai nascosto che questo nuovo sforzo sarebbe stato particolarmente oneroso: all’esborso di quasi 1 miliardo e 100 milioni di euro, parzialmente coperto attraverso un finanziamento con un pool di banche nazionali e internazionali, si è aggiunta a fine dicembre la conversione dell’obbligazione Fresh 2003 in azioni della Banca. In questo quadro – ha spiegato Mancini – la crisi economico-finanziaria globale che ha portato anche il nostro Paese in recessione ed ha provocato un significativo innalzamento dello spread Italia, ha prodotto significative difficoltà alla Conferitaria, soprattutto in relazione ai corsi del titolo. Ciò ha costretto la Fondazione a rinegoziare con i creditori il debito contratto e a cedere parte dei propri asset, tra cui anche una quota del Monte, rimanendo comunque pur sempre l’azionista di maggioranza relativa del Gruppo».
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