I simboli del made in Italy nel mondo creano occupazione, investimenti, reddito e regalano visibilità alle città di origine e a quanti lì lavorano o vi si sono trasferiti. E c’è un territorio, Montalcino, nel Senese, che deve 700 milioni di euro all’immagine e alla visibilità del brand Brunello. A dirlo, su richiesta della Montalcinonews, agenzia di comunicazione territoriale, una stima dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza, relativo al progetto ERI (Economic Reputation Index) a partire da Anholt Brand Index, su dati Registro Imprese, Istat, Eurostat, Consorzi di tutela.
“Un valore calcolato – spiega la Camera di Commercio di Monza e Brianza – sulla base di parametri economici e di immagine, tra cui i flussi del turismo enogastronomico, il valore dell’export, la conoscenza del prodotto all’estero e in Italia e il valore economico della zona di produzione che dimostra come il Brunello sia un distretto dalle performance positive e in crescita”.
Solo 16 anni fa era già l’Università Bocconi di Milano a sostenere l’esistenza di un “marchio” Montalcino che, grazie alla qualità dei prodotti e alla serietà dei metodi di produzione, che coniugano tradizione e innovazione tecnologica, riuscendo ad utilizzare, in maniera positiva ed in ottica moderna, le risorse agricole del territorio, valeva 500 miliardi di lire.
Un valore, del brand, quasi quadruplicato e tutto legato ad un sistema che ha permesso di sviluppare, conservando intatte sia l’identità che le peculiarità del territorio, anche l’attività agrituristica e turistica.
Il brand è nato e cresciuto grazie alle “grandi marche” del made in Italy enoico (dalla storica Tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, la culla del Brunello di Montalcino, agli investimenti e alla lungimiranza della famiglia Mariani che, con Banfi, ha portato stimoli produttivi significativi e contributi determinanti allo sviluppo delle produzioni vinicole di Montalcino). Un brand, il Brunello di Montalcino, stimato in 700 milioni di euro, cresciuto poi in un graduale e perfetto equilibrio tra piccole e artigianali realtà e grandi etichette che, in simbiosi, si sono alimentate e stimolate a vicenda. Dalla tutela delle tradizioni ai capitali stranieri approdati a Montalcino, dalla conservazione del paesaggio agli investimenti tecnologici, gli ultimi 30 anni sono stati un’opportunità di sviluppo per tutto il territorio e il presupposto per la creazione di meccanismi virtuosi che contribuiscono alle necessarie trasformazioni richieste dalle moderne logiche della competizione del mercato che, in questo come in altri settori, non può più vivere solo di prodotto ma anche di storia, cultura, paesaggio, innovazione e mantenimento delle proprie origini.