Per la seconda casa l’aliquota è stata stabilita nel 9,8 per mille, per i terreni edificabili è del 10,6. In questo modo le maggiori risorse giungeranno dalle fasce di popolazione che, attraverso le proprietà immobiliari, dimostrano di avere maggiori possibilità. Per quanto riguarda le attività economiche, svolte in immobili di proprietà, è stata individuata un’aliquota dell’ 8,6 per mille, più bassa rispetto alla categoria che raggruppa le seconde case, proprio per non colpire in maniera eccessiva chi, con il proprio lavoro, contribuisce alla tenuta dell’economia locale. L’appartenenza di Montepulciano alla fascia dei comuni semi-montani ha evitato che l’imposizione gravasse anche sugli immobili strumentali agricoli.
“La nostra “manovra economica” è stata concepita con la volontà di non ritoccare, a settembre, le aliquote” spiega il Sindaco Andrea Rossi. “Se non saremo costretti da altri tagli o misure restrittive provenienti dal Governo, quella attuale dovrebbe essere dunque l’imposta definitiva”. “L’IMU non ha quasi nulla di municipale essendo, in realtà, un’imposta prettamente statale” afferma Rossi. “Basti pensare che il gettito presunto per Montepulciano sarà di 6 milioni e 350.000 Euro di cui, tra versamenti diretti e tagli ai trasferimenti verso il Comune, 6 andranno allo Stato e solo 350.000 rimarranno a disposizione, a sostegno dei servizi”.
Come già esposto in occasione della discussione del Bilancio di Previsione 2012, il panorama tratteggiato da Rossi assume toni preoccupati: “Il 2012 si presenta come un periodo particolarmente difficile per il nostro territorio che pure finora aveva resistito molto bene alla crisi economica” afferma il Sindaco. “Fin dai primi mesi del nuovo anno sono arrivati invece segnali inequivocabili, le attività produttive soffrono, il lavoro ne risente e di conseguenza le famiglie si trovano in difficoltà, dovendo fare i conti con problematiche nuove o sconosciute”.
Grazie alle scelte compiute con l’IMU è stato comunque possibile trovare un equilibrio nei conti che ha consentito di non aumentare le quote di compartecipazione a carico dei cittadini per i servizi che appartengono all’area del sociale (asili nido, mense, trasporto scolastico, assistenza domiciliare).
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