Siena ha il suo vigneto in città: sono stati impiantate oggi all’Orto de’ Pecci le prime barbatelle di alcuni dei più antichi e rari vitigni – dal Gorgottesco al Tenerone, dal Mammolo alla Salamanna – riscoperti all’interno delle mura e negli spazi suburbani della città medievale che daranno vita al “vigneto della biodiversità autoctona”, un vero e proprio patrimonio ampelografico salvato dall’estinzione grazie a “Senarum Vinea – Le vigne di Siena”, il progetto di riconoscimento e valorizzazione del patrimonio viticolo autoctono e delle forme storiche di coltivazione della vite, realizzato dal Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università degli Studi di Siena e promosso dalle Città del Vino, Comune e Provincia di Siena e con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena (info: www.terredelvino.net).
Il “vigneto della biodiversità autoctona” di Siena all’Orto de’ Pecci a Siena è un campo di conservazione di 500 mq, formato da 10 filari di 20 viti ciascuno, per un totale di 200 viti, allestito con antichi sistemi a sostegno morto (alberello greco), in cui sono state impiantate le barbatelle di 15 vitigni, tra cui anche San Colombano e Prugnolo Gentile, Procanico ed alcune varietà bianche e rosse ancora da identificare, riscoperti dentro le mura e negli spazi suburbani e il cui terroir d’elezione è da centinaia di anni la città. Entro il 2012 nel “vigneto della biodiversità autoctona” saranno messe a dimora 141 viti, mentre le rimanenti 59 verranno messe a dimora nel 2013, per completare poi l’impianto nel 2014. Il campo di conservazione dell’Orto de’ Pecci avrà lo scopo di produrre il materiale vegetale (gemme) destinato a dar vita alle barbatelle da mettere a dimora nei vigneti delle cantine interessate alla produzione del “vino di Siena”.
“Con nuove risorse che ci auguriamo di poter avere presto a disposizione – spiega Paolo Benvenuti, direttore generale delle Città del Vino – questo lavoro di ricerca continuerà: la campionatura viticola della città di Siena non è finita e restano ancora da identificare e battezzare i “vitigni misteriosi” di cui ancora non si conosce l’origine, ma che potranno arricchire ulteriormente il patrimonio ampelografico della città”.
“Senarum Vinea” è un progetto interdisciplinare che vede coinvolti dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, con il Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche e l’Insegnamento e Laboratorio di Informatica Applicata all’Iconografia e all’Iconologia, al Dipartimento di Scienze Ambientali “G.Sarfatti”, con l’Insegnamento di Botanica Generale, fino al Dipartimento di Storia, con l’Insegnamento di Storia Medievale, dell’Università degli Studi di Siena, insieme all’Azienda SerGe-Servizi di Genomica e allo Studio Gambassi e Zorzi: un team di esperti messo a punto dalle Città del Vino per dare alla città non solo la possibilità di recuperare il suo antico patrimonio viticolo ancora oggi esistente, ma di arrivare alla creazione di un suo vino.