Neri: “La buona politica latitante sul fronte Università” Il candidato a sindaco delle liste civiche commenta la sentenza del Tribunale di Siena

“In questi anni, la politica ha abdicato al suo ruolo di indirizzo, con un comportamento globalmente passivo nonostante il tentativo di violazione della legge in atto all’Università”. Eugenio Neri interviene così sulla sentenza emessa oggi dal Tribunale di Siena, che conferma l’illegittimità della sospensione del fondo accessorio per i dipendenti.
“Questa sentenza riporta alla luce un dato di fatto molto importante. Nel tentativo di risanare un pesante deficit di bilancio, l’Università è intervenuta sulle categorie di lavoratori più deboli. A fronte di un debito di circa 200 milioni di euro, si è tentato di reperire risorse dai tagli agli stipendi dei dipendenti. Anzi, di quei dipendenti più vulnerabili”. Un comportamento che secondo il candidato a sindaco sostenuto da liste e movimenti civici è stato “permesso dalla latitanza di una classe politica autorevole. Una classe politica che si è fatta imbrigliare in un rigido schema di potere, rinunciando di fatto al proprio ruolo di rappresentante della comunità”. L’intervento del candidato a sindaco sostenuto da Siena Rinasce, Moderati di centrodestra – Sena Civitas, Fratelli di Siena, e Nero su Bianco si conclude con una proposta. “Chiediamo una presenza stabile, duratura e critica del Comune nel Cda dell’ateneo. Una rappresentanza che potrà porre fine alla passività della classe politica senese, che in questi anni ha lasciato campo libero a chi ha tentato di risanare i bilanci dell’Università sulla pelle dei lavoratori. Non si può permettere che gli errori degli amministratori ricadano in maniera indiscriminata sulle spalle delle fasce più deboli dei dipendenti. Dal Rettore Riccaboni e soprattutto dal Direttore Fabbro adesso ci si attende un’ammissione di responsabilità. In un quadro di crisi, è quanto mai importante ed urgente fare fronte ai problemi del mondo del lavoro. Una Consulta Generale è necessaria per fare in modo che ci sia non solo parità di diritti, ma anche equità di trattamento in situazioni di risanamento dei bilanci delle imprese o delle istituzioni”.