Notti dell’Archeologia a Sovicille: ‘Castiglion che Dio sol sa: un castello ritrovato’

Sovicille

Sovicille, dopo il Capoluogo, è il comune in provincia di Siena con il numero più elevato di castelli e monumenti, e negli anni, grazie alla positiva collaborazione e stimolo della Sovrintendenza Archeologica, che ha aggiornato l’originaria carta redatta dal Bianchi Bandinelli, con le altre istituzioni preposte, Sovicille ha dedicato ogni anno l’importante appuntamento di luglio della Regione Toscana intitolato “Le notti dell’Archeologia” a valorizzare di volta in volta un aspetto del complesso patrimonio storico ed artistico locale; nel 2011, appunto, la nuova edizione della carta archeologica e la presentazione dei nuovi scavi a Malignano, anche con l’Associazione archeologica Farmamerse; nel 2012 lo studio delle bonifiche del Pian del padule di Rosia,  anche grazie all’Associazione Ampugnano per la tutela del territorio, e quest’anno il maniero di Castiglion Balzetti, meglio conosciuto come “Castiglion che Dio sol sa”. Posto all’estremo meridionale del Comune di Sovicille oltre Spannocchia ed all’interno dell’oasi naturale, rappresenta un bene materiale nel bene fisico dell’area protetta.

L’evento avrà inizio sabato 20 luglio, con ritrovo alle ore 17 presso il parcheggio del Castello di Montarrenti, per un percorso di ARCHEOTREKKING sino al Castello di Castiglion che Dio sol sa, con ricostruzioni storiche della vita quotidiana di epoca medioevale.

Seguirà alle ore 21,30 sempre presso il complesso di Montarrenti una tavola rotonda con le istituzioni , esperti e giovani ricercatori per conoscere la storia e proporre il futuro di questo bene comune.

Oltre al sindaco di Sovicille, Alessandro Masi, ed agli Assessori provinciali al Turismo, Anna Maria Betti, e alla cultura, Marco Saletti, seguiranno importanti testimonianze di Elena Sorge della Soprintendenza dei beni archeologici della Toscana, di Patrizia Pisino della Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Siena e Grossetto, di Domitilla Nonis delle  Riserve ed aree protette della Provincia di Siena, di Lorenzo Teppati Losè dell’Università degli Studi di Siena e di Yuri Godino per l’Associazione ARES- archeologia reenactment e storia.

I ruderi di Castiglion Balzetti (comunemente conosciuto come “Castiglion che Dio sol sa“, appellativo che descrive perfettamente il luogo in cui sorge: selvaggio, isolato, lontano da strade, vie di comunicazione e luoghi abitati) sono da identificarsi con il “Castellione Bencetti” citato per la prima volta negli statuti Senesi nel 1262. Tale denominazione deriva, con molta probabilità, dalla famiglia aristocratica che ebbe signoria su questo territorio.

Sul luogo sono presenti ruderi imponenti, il nucleo centrale della fortificazione è intatto anche grazie a recenti parziali restauri. Il castello è costituito da una grosso mastio rettangolare in pietra, con finestre ad arco romanico (per la maggior parte aperte sul fronte interno) e numerose aperture postume di varie forme riconducibili all’uso abitativo/agrario al quale il maniero fu convertito prima del suo abbandono, ed una bella scalinata esterna in pietra per accedere ai piani superiori. Sono riconoscibili anche due feritoie ai lati della postierla di accesso al piano terreno.