“Quella di oggi è una grande testimonianza di partecipazione popolare che conferma l’attenzione sul nostro territorio ai temi della legalità e del rispetto per i beni della collettività – commenta il Sindaco di Monteroni d’Arbia, Jacopo Armini – “Riprendiamoci Suvignano” deve avere eco fino a Roma in modo che lo spiraglio che si è aperto nei giorni scorsi con il Viceministro Filippo Bubbico possa diventare una porta, dalla quale entrare per riunirsi intorno ad un tavolo e tornare concretamente a discutere del nostro progetto di sviluppo economico e sociale pensato assieme alla Regione Toscana e agli altri Enti del territorio. La decisione di vendere Suvignano all’asta va riconsiderata per dare un forte segnale di legalità: lo Stato non può fare cassa vendendo la tenuta agricola al migliore offerente con il concreto rischio che torni in mani sbagliate. La decisione di vendere è sbagliata, è una scorciatoia che qualche burocrate ha voluto prendere per non assumersi responsabilità. Diciamo no alla vendita e sì alla legalità e si ad un progetto fatto per rilanciare questa azienda Ringrazio le tantissime persone che di domenica hanno deciso di raccogliere il nostro appello ed essere presenti a questa iniziativa che non si ferma certo qua”.
Numerosi gli esponenti nazionali, regionali e locali presenti all’iniziativa in rappresentanza di oltre 50 tra varie tipologie di associazioni nonché comuni ed enti del territorio. Dopo che il corteo si è unito alla Marcia della Legalità promossa da Coop Centro Italia, la manifestazione si è radunata nella tenuta agricola. Sul palco, con il Sindaco Armini, sono saliti anche Franco La Torre, della segreteria nazionale di Libera, Simone Bezzini, Presidente della Provincia di Siena, e Vittorio Bugli, assessore regionale alla Presidenza. Numerosi i messaggi trasmessi e letti sul palco: il fondatore di Libera Don Ciotti in un testo ha affermato: “Suvignano ha un progetto grazie al quale potrebbe diventare un polmone di legalità e lavoro. La vendita significherebbe tradire i tanti che ci lavorano e il senso di una legge che in verità vuole sconfiggere le mafie”.
Letti sul palco anche i messaggi di sostegno trasmessi da Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, e del Governatore regionale Enrico Rossi.
“Il messaggio partito oggi da questa grande mobilitazione è forte e chiaro – dice il Presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini – il territorio e la comunità senesi, insieme a tante associazioni, istituzioni e semplici cittadini in arrivo da altre parti della Toscana e dell’Italia, non vogliono che la tenuta di Suvignano sia messa all’asta e sostengono la necessità di riprendere in mano seriamente il progetto di riutilizzo a fini sociali presentato da Comune di Monteroni d’Arbia, Provincia di Siena, Regione Toscana, Arci e Libera Siena. Dopo i primi segnali di apertura riscontrati nei giorni scorsi, adesso servono atti formali e concreti da parte del governo per rivedere le decisioni prese recentemente dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità. Suvignano è un simbolo della cultura di libertà e legalità della provincia di Siena ma anche del nostro Paese e come tale lo difenderemo”.
Presenti alla giornata anche i rappresentanti di Arci, tra cui il Presidente nazionale Paolo Beni. “La vendita di Suvignano è una scelta sbagliata, che compromette il progetto di recupero proposto dagli enti locali e dalle associazioni del territorio e rischia di far tornare in mani sbagliate un patrimonio simbolo della lotta alle mafie – ha detto nel suo intervento Paolo Beni, Presidente Nazione di Arci – In questi anni l’applicazione della legge 109 ha dimostrato che la confisca e il riuso sociale dei beni sono uno strumento straordinariamente efficace nella lotta alle mafie: sia perché rappresentano simbolicamente un risarcimento alle comunità oppresse dai poteri criminali, sia perché mettono in moto risorse preziose per favorire nuovi percorsi di legalità democratica e di sviluppo economico e sociale dei territori. La vertenza su Suvignano va oltre la dimensione locale e assume valenza nazionale come occasione per ribadire la più ferma opposizione alla vendita dei beni confiscati e la necessità di scelte chiare e tempestive che consentano il loro riutilizzo sociale”.
Suvignano
La tenuta di 713 ettari che sorge nel comune di Monteroni d’Arbia è il bene italiano più grande del Centro Italia tra i 1663 confiscati ad oggi alla mafia. Suvignano è un’azienda agricola, al momento sotto la gestione di un’amministrazione giudiziaria, dedita alla zootecnia, allevamenti di ovini (oltre 2 mila capi) e maiali di cinta senese (oltre 200), produzioni cerealicole e olivicola. Suvignano è dotata, inoltre, di un azienda agrituristica.
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