Il Drappellone per il Palio del 16 agosto, dedicato a Mario Luzi nel centenario della sua nascita, pare dipinto dalla sua stessa poesia, come massima espressione del tributo che Ivan Dimitrov ha voluto riconoscere a lui e al forte sentimento che lo ha legato indissolubilmente a Siena. L’artista bulgaro, italiano di adozione, ha affrontato e vinto una sfida: quella di tradurre con il pennello il respiro lirico, simbolico e affettivo dell’opera poetica Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini e di Siena – Primavera in un dipinto che raffigura un tempo fermo e ideale, capace di rievocare sapientemente le atmosfere e le emozioni luziane sul mito della città e della sua Festa e sul suo rapporto di partecipazione con il paesaggio circostante.
Siena viene così rappresentata nel legame intrinseco con il territorio, in una soluzione di continuità progressiva che trova felice espressione nei versi di Mi guarda Siena, riportati sul retro del dipinto come sfuggiti da un libro. E, in particolare, nella strofa della città che “lancia incontro la corsa delle sue colline”.
Dimitrov ricorre a un’ampia prospettiva a volo d’uccello, di dichiarata ispirazione leonardiana, come espediente tecnico per armonizzare la “lontana altura” della città a quella delle circostanti colline, icone identitarie del paesaggio toscano, le quali, in questa loro conformazione morbida e confortante, rimandano inevitabilmente agli scenari delle Crete e della Valdorcia, tanto cari a Luzi.
In un’idilliaca aurora giallo mattutino che esalta, tra le nebbie, le sfumature e i colori più tipici delle Terre di Siena, sui tetti rosso mattone svettano la Torre del Mangia e il Campanile del Duomo, colti in un equilibrio ideale di altezza e significati, come due guardiani di una città sublime e rarefatta nella sua compostezza e nella totale assenza di dinamicità. E’ ancora il momento dell’attesa preparatoria nella giornata della Festa, in una mattina che assume, così, un valore iniziatico e propedeutico come quello della Primavera, evocata dai versi del poeta, rispetto alla stagionalità ciclica delle Carriere.
Forte e d’impatto, in primo piano, esce dall’oscurità il protagonista assoluto del Palio. Rosso acceso, pronto a incendiare di passione tutta la città. Un cavallo surreale, colto nel furore del suo spirito, spezza la diffusa armonia atemporale richiamando l’impellenza del rituale paliesco: <<Il Palio è il Palio – disse Mario Luzi nel 1998 – nessuna interpretazione sociologica, storica o antropologica potrebbe spiegarlo […] Rogo furente della senesità, in ogni caso impareggiabile conferma di essa>>.
Dal menage di sensi e allegorie evocati dall’incontro dell’opera luziana con la pittura di Simone Martini, in una felice e non scontata posizione dominante, ecco sospesa la Madonna ispirata alla “Maestà”. Solenne e delicata nella carezza e nell’abbraccio che la uniscono al Bambino benedicente. Entrambi dipinti con colori primari abbondanti, in una scelta cromatica che trova origine nel percorso artistico di Ivan Dimitrov e nei legami del suo paese natale con il passato bizantino. Le due figure, contornate dagli stemmi delle Contrade, disposti in circolo, a mo’ di ghirlanda, trasmettono il significato ancestrale del Palio: festa dell’uomo e per il suo spirito.
Ma il gioco di significati, più o meno nascosti, non finisce. Va oltre il drappo di seta, perché nella natura della commissione a Dimitrov c’è un altro segno, o auspicio: le relazioni di Siena con il mondo, come quelle attivate con la Bulgaria, paese che, insieme all’Italia, esprimerà a breve una capitale europea della Cultura per il 2019.