“Non c’è bisogno di far riferimento alle inchieste della magistratura per evidenziare la clamorosa dilapidazione del patrimonio del Monte dei Paschi di Siena avvenuta negli anni. Già questo avrebbe dovuto indurre l’Abi ad una maggiore prudenza nella scelta del suo Presidente perché nel frattempo Mps sta nello stato in cui sta”.
Così il coordinatore regionale del PdL Toscana Massimo Parisi a commento degli sviluppi del caso “derivati” che coinvolge il Monte dei Paschi di Siena e che ha portato alle dimissioni il presidente dell’Associazione bancaria italiana Giuseppe Mussari, ai vertici di Mps nel periodo in cui si concretizzò l’operazione “Alexandria”. Dichiarazioni rilasciate questa mattina alla rassegna stampa di Italia 7 “Dentro la Notizia”.
“La politica nelle banche c’è, e, nella fattispecie a Siena, è targata solo Pd, partito di cui Mussari è stato il primo finanziatore a Siena. Sostenere che il Pd ha voluto il cambiamento e che Ceccuzzi ne è stato il protagonista è un dato falso, certificato persino dai dirigenti di Bankitalia, che in audizione alla Camera hanno spiegato che è stata Banca d’Italia a chiedere un drastico cambiamento, non il Pd senese. Di qui la gestione Profumo e la presunta inversione di rotta”, ha proseguito il coordinatore regionale del PdL.
“Ci sono pesantissime responsabilità, con conseguenze per quella città, per la regione e per l’intera economia italiana, perché Mps è il terzo gruppo bancario italiano. C’è un piano di salvataggio messo in atto da Profumo, su cui il PdL ha manifestato alcune perplessità, ma ci auguriamo che funzioni: però questo piano prevede che si riducano gli impieghi – cioè i prestiti alle imprese e ai privati – e che si tagli il personale. Cose su cui noi abbiamo chiesto che la Regione Toscana si pronunciasse. Lo abbiamo chiesto, ma inutilmente. Si interviene giustamente per crisi aziendali che riguardano anche poche decine di persone, mentre qui si parla di centinaia di potenziali esuberi e di un taglio drastico all’economia, soprattutto toscana – poiché è chiaro che la nostra regione è il core business dal punto di vista degli investimenti e dei prestiti alla clientela – nel totale silenzio delle istituzioni toscane. Tutto questo avrebbe dovuto indurre a scelte diverse: qui invece più uno ‘fa danni’, più cresce sotto altri punti di vista”, conclude Parisi.
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