Pasquale D’Onofrio, Sel ha parlato nei giorni scorsi della volontà di ricostruire e ricompattare il centrosinistra senese: a che punto è il vostro lavoro?
“Ci sono delle possibilità che questo avvenga. Se avessimo vinto noi le primarie avremmo immediatamente riaperto e ricostituito il tavolo del centrosinistra, come abbiamo detto nella campagna elettorale. L’attuale coalizione è insufficiente per vincere le elezioni e per governare la città, da parte di chi ha vinto le primarie credo che dovrà essere fatto un lavoro di ricomposizione per arrivare a quella coalizione che è uscita dall’ultimo consiglio comunale. So che si sta lavorando in questo senso. Dobbiamo unire tutte quelle forze che vogliono un sano rinnovamento della città”.
Voi di Sel cosa state facendo in questo momento?
“Noi ci muoviamo come forza politica e facciamo emergere questa difficoltà. Non avendo vinto le primarie non sono io il leader di questa coalizione. Ci aspettiamo dal partito maggioritario del centrosinistra la riunione di tutte le forze di questa area politica. Siamo tuttavia preoccupati per la frammentazione che riscontriamo nel Pd cittadino”.
Questo fatto vi spaventa?
“Diciamo che non ci lascia tranquilli. Compare sempre più all’orizzonte un dissidio interno al Pd senese che è la forza maggiore del centrosinistra cittadino”.
Avete parlato del vostro desiderio di dire basta ad ogni personalismo: a cosa vi riferivate?
“Noi stiamo lavorando per l’unità e vogliamo il cambiamento. E siamo una forza di centrosinistra che rivendica il proprio percorso politico, anche attraverso delle primarie che abbiamo affrontato con convinzione anche se le avremmo volute più aperte”.
Teme che questo dissidio dentro il centrosinistra possa finire per avvantaggiare Eugenio Neri?
“Il mio timore è che in questa fase non si riesca a fare una corretta disamina di quanto è avvenuto nel recente passato. Noi non cerchiamo un capro espiatorio, ma chiediamo un cambiamento. Mi chiedo se dietro a Neri ci sia una classe dirigente pronta a guidare la città. Mi sembra invece che lì ci siano forze e poteri che sono già entrate in passato nelle dinamiche della città. Noi, e ci sono i resoconti dei consigli comunali a testimoniarlo, avevamo chiesto un cambiamento del management della banca Mps ancora prima che questo avvenisse: quando è avvenuto era già tardi a nostro avviso”.
Bersani ha parlato di “eccessivo localismo” da parte del Pd senese: cosa intendeva, secondo lei?
“Io credo che il cosiddetto ‘localismo senese’ vada considerato nel bene come nel male: è ciò che per secoli ha costruito una città ed una banca. Se oggi la situazione è questa è perché negli ultimi anni sono stati commessi degli errori. Basta guardare ad alcune nomine fatte nei cda delle partecipate: quella è la degenerazione del localismo in termini di appartenenza e non di merito, un collocamento dei più prossimi senza tenere conto della qualità e delle competenze. C’è stata una governance di scarso profilo razionale e morale ed un controllore, la Fondazione, di scarsa qualità. Ma adesso le istituzioni senesi vanno salvaguardate”.
E come si può farlo?
“La città è sotto attacco a causa anche degli errori fatti nel recente passato. Ma noi dobbiamo, senza sottacere errori e responsabilità diffuse, pensare a salvare il salvabile e ripartire con senso di responsabilità. Va fatto uno sforzo, io faccio appello a tutte le forze politiche per scrivere insieme le regole del nuovo statuto della Fondazione Mps che non può essere scritto da chi non ha saputo tutelare quella istituzione. Dobbiamo farlo tutti insieme attraverso una Costituente senese fatta di cittadini, intellettuali e politici. Facciamolo prima delle elezioni amministrative, così quando ci sarà il nuovo sindaco la Fondazione avrà delle regole che non saranno di una parte ma di tutti i senesi”.
Gennaro Groppa
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