“Il progetto di candidatura per Siena capitale della cultura europea 2019 non riguarda una parte dei senesi: è un’opportunità per tutti, un contributo alla crescita civile ed economica della città, un’occasione di rilancio alternativa al modello Mps”.
Rita Petti, candidata Pd al Consiglio comunale di Siena, interviene sulla candidatura della città a Capitale europea della cultura 2019 all’indomani dell’assemblea dei soci di Mps. “Il coinvolgimento del capitale umano che si promuove con questa sfida – prosegue Petti – la crescita della domanda di cultura per la città, il rilancio della produzione intesa come cura, tutela, ricerca, conoscenza e promozione, il nuovo impulso al reperimento delle risorse ci offrono una prospettiva positiva per il futuro e un metodo di lavoro per il presente”.
“Il progetto di candidatura non è avulso dai problemi della città, anzi: proprio la piena consapevolezza della fase critica che stiamo attraversando ce ne deve far comprendere il valore, facendoci intravedere in esso le potenzialità di rilancio. Ogni senese dovrebbe quindi sostenere la candidatura quale valore per tutti in termini di benessere umano ed economico. Ritenere che alcuni temi siano riservati all’attenzione di pochi addetti è il grave fraintendimento in cui spesso cadiamo: come la candidatura riguarda e tocca tutta la città, configurando un nuovo modello di sviluppo in grado di leggerne in modo completo l’identità, così il Complesso Museale del Santa Maria della Scala trova senso nella poliedricità di cui è frutto, sintesi della città e naturalmente aperto al mondo”.
“La cultura è il nostro petrolio. L’occasione della candidatura è quindi straordinaria per la nostra città: è un modo per attivare i nostri ‘giacimenti’ senza né svenderli né depauperarli, imparando a trasformare la materia grezza con competenze tecniche, innovazione, coinvolgimento e lavoro per i giovani. Il Comune di Siena ha avviato un processo che rinnova il modo di sostenere la cultura e i suoi rapporti con l’economia, che dovrà trovare compimento con l’istituzione di una fondazione di partecipazione per il Complesso del Santa Maria della Scala che – pur conservando la proprietà dei beni all’unico socio fondatore (il Comune) – possa aprire opportunità nuove grazie al coinvolgimento dei privati, secondo un modello di gestione ormai largamente diffuso in molte realtà”.
“Non occorrono nuove norme, ma politiche pubbliche consapevoli e innovative. L’amministrazione comunale dovrà svolgere un ruolo di garanzia, trasparenza e rilancio; ottimizzare le risorse e trasformarle in investimenti, progettualità e cofinanziamenti; sostenere le idee; incentivare il confronto e la qualità; creare un laboratorio di ricerca dei finanziamenti e sviluppare in modo nuovo la comunicazione”.