“Il nostro ricorso al Tar – spiega Alessandro Ceccherini, presidente dell’Ordine degli architetti Ppc – è arrivato dopo un lungo studio del Pit che non ci convince, nonostante interessi pure a noi la tutela del territorio. Vorrei dire che noi non siamo per la cementificazione del territorio. Quello che contestiamo è come siamo arrivati alla redazione del Piano. Una categoria come quella degli architetti, competente sulla materia, è stata ignorata nonostante ci fossimo fatti avanti a livello regionale. A noi questo metodo non piace. Noi vogliamo partecipare come operatori del settore. Vogliamo dare consigli a chi decide visto che quotidianamente – conclude Ceccherini – operiamo sul territorio e capiamo le problematiche che possono venire fuori”. Il Collegio dei geometri senese punta poi il dito contro la difficile lettura del Pit. “Dobbiamo interagire – spiega Massimiliano Pettorali, presidente del Collegio – con uno strumento farraginoso, lungo 3500 pagine, che a sua volta andrà a condizionare gli strumenti urbanistici provinciali e comunali. Già il settore delle costruzioni e dell’edilizia è difficile da far smuovere, se poi si aumentano la burocrazia e le limitazioni si rischia di compromettere l’economia del nostro paesaggio”. “Nel tavolo della trattativa, dove si decide cosa fare nei nostri territori, manca da sempre – sottolinea Massimo Soldati, presidente del Collegio dei periti industriali senesi – la quarta gamba, ovvero quella delle professioni. È chiara l’intenzione della Regione: tornare indietro per preservare un territorio, ma se questo è arrivato ad oggi così bello è perché esso ha interagito anche con lo sviluppo economico. È ovvio che dobbiamo tutelarlo ma non congelarlo perché le esigenze delle comunità cambiano e non possiamo permetterci di mettere delle briglie allo sviluppo e ad un’economia che, secondo me, sta sparendo dalla nostra realtà”. Monica Coletta ha preso invece la parola rappresentando il punto di vista degli agronomi senesi. “Nel Pit – dice la presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Siena – ci sono richiami ad un’agricoltura tradizionale non meglio definita ma è con le buone pratiche e con aziende vitali che si mantiene il territorio ed il paesaggio. I paesaggi di valore storico testimoniale, se si vogliono preservare richiedono specifici interventi pubblici a favore dell’agricoltura “eroica”, ma si tratta di eccezioni. Nell’ordinarietà in agricoltura il dottore agronomo può progettare per contenere l’erosione dei suoli, e questo è un obiettivo da porre a scala regionale. Se invece si va verso dei divieti e delle prescrizioni stringenti, la progettualità è annullata. Noi crediamo invece – conclude la presidentessa – che la progettualità vada valorizzata, sostenendo la diffusione dell’innovazione in agricoltura”. Al convegno (i cui interventi integrali sono disponibili online all’indirizzo www.youtube.com/user/architettisiena ), patrocinato dal Comune di Colle Valdelsa, ha portato i suoi saluti anche il presidente nazionale dei periti industriali Giampiero Giovannetti che ha esortato la politica a mantenere solo due livelli di controllo: non è possibile che a strumenti come il Pit debbano poi essere aggiunte le previsioni provinciali e comunali e, con questa anche i regolamenti urbanistici ed i regolamenti edilizi. Al termine degli interventi dei relatori spazio al dibattito in sala, dove ha preso la parola, tra gli altri, il sindaco del Comune di Chiusi, Stefano Scaramelli. “State facendo bene – ha detto il primo cittadino rivolgendosi alla platea – a fare questa battaglia. Il Pit era e doveva essere una grande occasione di partecipazione per far emergere dal basso le esigenze dei territori che non chiedono una decrescita felice ma una crescita equilibrata in grado di rendere la Toscana competitiva e moderna. Si sta perdendo l’occasione di fare una vera semplificazione come quella della derubricazione delle zone soggette a vincolo che avrebbe semplificato la vita a cittadini, professionisti e comuni e favorito lo sviluppo. Non si può stare dietro a norme e regole e perdere di vista l’estro e la capacità di produrre bellezza grazie alle modifiche paesaggistiche dei progetti che insieme privati e pubblico possiamo sviluppare. Piena sintonia quindi – ha concluso Scaramelli – e voglia di agire insieme”.
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