“L’importanza della memoria e di una giornata dedicata al ricordo delle vittime dell’Olocausto e della Shoah ci ha permesso negli anni di raccontare e ricordare molti aspetti della realtà concentrazionaria – dice l’assessore alla Cultura Susanna Salvadori – Per il 2012 abbiamo voluto ricordare che tra le vittime della follia nazista e fascista ci sono stati anche gli omosessuali, anch’essi rinchiusi nei campi di sterminio, ma banditi, torturati ed esiliati durante tutto il corso della dittatura fascista. Lo facciamo con delle tavole a fumetti, un linguaggio ed una forma artistica sempre più apprezzata ed innovativa”.
Il libro
“In Italia sono tutti maschi” (Kappa Edizioni e Premio Micheluzzi 2009 come miglior fumetto) racconta l’intrecciarsi di due vicende lontane nel tempo, quella dell’anziano ex confinato Antonio e del giovane documentarista Rocco, attraverso una narrazione di ampio respiro e un segno grafico incisivo e raffinato e facendoci sentire da un lato il sussurro della voce dei sopravvissuti e dall’altro l’affanno e l’urgenza di chi a distanza cerca di capire e di raccontare.
Nel 1938 l’Italia fascista promulgava le sue leggi razziali, in cui, a differenza di quelle tedesche, non erano menzionati particolari provvedimenti contro gli omosessuali, nonostante si fosse tentato più volte di inserire nel codice penale articoli riguardanti questo tipo di comportamento. “In Italia, infatti, erano tutti maschi, attivi, virili e poco inclini a tali debolezze”, queste furono le parole con cui Mussolini liquidò ufficialmente la questione. Sappiamo invece che attraverso sanzioni del T.U. di Polizia fu attuata una fitta repressione, infatti dal 1938 al 1942 circa 300 omosessuali italiani vennero mandati al confino politico e comune nelle colonie di Ustica, Favignana, Tremiti e altri luoghi.
All’entrata dell’Italia in guerra i confinati furono rimandati indietro, ma dovettero scontare in anni di ammonizione la pena loro inflitta.
Pochi ex-confinati omosessuali accettarono in seguito di parlare della repressione subita e i pochi che lo fecero preferirono nascondere la propria identità e il proprio volto. La storia raccontata a fumetti prende l’avvio da questi fatti e si ispira alla figura di uno dei testimoni di questa vicenda.
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