Il Sindaco Bruno Valentini, questa mattina, ha presentato all’assemblea consiliare Massimo Vedovelli, il nuovo assessore alla Cultura.
Valentini, nel ricordare al consesso che si era tenuto la delega della cultura fin dall’inizio del mandato, per seguire, in prima persona, la sfida di Siena a Capitale della Cultura 2019, adesso, come ha detto: <<la missione per il primo tempo è compiuta, ora necessita il sostegno del Consiglio comunale, del Comune e di tutto il territorio, e Vedovelli non ha bisogno di presentazioni: è la professionalità giusta per continuare l’impegno iniziato in ambito culturale>>.
Il neo assessore ha così illustrato le linee per una possibile strategia di sviluppo culturale di Siena. Ricordando come dall’ultimo rapporto della CCIA del 2012 tutti i comparti economico-produttivi senesi siano scesi al di sotto della media nazionale, con chiari riflessi sulla struttura sociale della città, ha evidenziato come, al contrario, abbiano tenuto i dati relativi al settore culturale registrando anche un aumento di fatturato e di posti di lavoro. <<Una realtà, dunque, che stimola una riflessione per la scelta della strada da seguire che, prendendo input da due modelli diversi: quello dell’effimero, cioè la creazione dell’evento fine a se stesso, e quello che si limita alla conservazione del bene, allontanando quindi la fruizione del pubblico, riesca a superarne i limiti conservando i tratti migliori>>. E dato che la dimensione internazionale di Siena discende dall’essere città testimone di valori culturali universali, è proprio questa dimensione che può portarla ad essere generatrice di valori culturali per sé e per gli altri, e non solo testimone di se stessa.
Un’affermazione forte, ma concreta, quella di Vedovelli, che si ritrova a giocare la carta della “rinascita” attraverso un bene che Siena, non solo ha sempre avuto ma che, da sempre, gli è stato riconosciuto.
Il rilancio culturale, quindi, all’interno del suo quadro di internazionalizzazione da costruire e gestire. Ma per far questo si devono prima prendere in esame le criticità, e cioè: difficoltà dei pubblici potenziali ad accedere all’ampia offerta culturale, sovrapposizione calendariale degli eventi, mancanza di programmazione degli stessi e di coordinamento fra i promotori dell’offerta culturale. Soprattutto mancanza di una reale informazione, capace di raggiungere i potenziali pubblici; programmazione generica, o al di fuori della considerazione dei pubblici da coinvolgere; difficoltà a mantenere in vita attività finora sostenute principalmente da soggetti oggi in crisi; pluralità di eventi fuori da un obiettivo di ricaduta duratura e strutturale degli effetti sul tessuto sociale cittadino; difficoltà a riconoscere il fondamento culturale di ogni valore, anche di tipo economico-produttivo, generato dalla città.
<<Per quanto concerne le linee per una strategia di sviluppo culturale occorre – ha evidenziato Vedovelli – dare subito attuazione al progetto di Siena Capitale della Cultura, così da innescare coerenza alle scelte, alle soluzioni dei problemi esistenti e agli obiettivi da raggiungere. Prioritaria la creazione di un’industria culturale, in grado di generare una nuova identità dal patrimonio storico della città, individuando tra quali strade far crescere processi valoriali>>.
Massimo Vedovelli ha ben chiaro il concetto di solida industria culturale, in grado di sviluppare nuove professionalità, per le quali nessun comparto della struttura sociale e economico-produttiva locale ne può essere estraneo. Dalla formazione al turismo, dall’industria editoriale a quella delle lingue, dalla musica ai beni artistici, dalla ricerca scientifica, alle imprese. <<Tutti i settori possono e devono dare testimonianza di uno sforzo di connotazione culturale delle attività>>.
Le industrie creative e dei linguaggi, così come il mondo della ricerca e della formazione, quello della produzione economica, del turismo, del commercio possono essere coinvolti in uno sforzo di definizione per nuovi modelli di sviluppo sociale: modelli basati sulla sua identità culturale e sullo sviluppo culturale della cittadinanza.
<<Gli spazi museali, primo fra tutti il Santa Maria della Scala, che non deve essere assolutamente considerato mero contenitore, possono diventare testimoni di un modo diverso di vivere la dimensione del museo da parte del visitatore; la città-museo può arricchirsi di nuove realtà e può essere vissuta in modo nuovo, più consapevole, meno distruttivo, più capace di generare valori di senso e anche di tipo economico>>.
<<L’industria creativa – ha proseguito – può e deve trovare luoghi che siano riconosciuti come il suo centro: veri e propri laboratori di sviluppo culturale. E la città deve potersi anche mettere in sintonia con i linguaggi diversi da quelli della sua tradizione e che, comunque, percorrono la sua società: dai giovani ai nuovi cittadini, la pluralità dei linguaggi e delle culture può trovare in un progetto culturale della città il suo ‘incubatore’ di valori sociali, culturali, economici>>.
Nessuno escluso, quindi. Così come le Contrade, fondamento identitario della città, perché ogni progetto di sviluppo culturale deve potersi appoggiare sulle loro realtà.
Per l’assessore <<lo sviluppo culturale cittadino deve portare a risolvere rapidamente le criticità che hanno investito i soggetti finora operanti nel settore artistico, musicale, scientifico-tecnologico. E’ la dimensione culturale della città che deve consentire lo sviluppo di uno specifico comparto produttivo, fatto, questo, che metterebbe Siena in una posizione centrale nel Paese, perché senza compiere questi primi passi ci rimane difficile pensare a una strategia di reale sviluppo della nostra realtà socioculturale>>.