Il presidente di Banca Mps Alessandro Profumo sottolinea la necessità per il Monte di “investitori solidi che ci facciano crescere, più che una banca con la quale fondersi. Dal mio punto di vista personale l’opzione è indifferente, ma dal punto di vista dell’istituto io reputo migliore la soluzione di uno o più soci finanziari”.
Per quanto riguarda la cessione di parte delle quote da parte della Fondazione, Profumo si augura che “la Fondazione trovi gli interlocutori giusti. E mi auguro soprattutto che i tempi siano molto brevi e rispettati”. “Qui non si tratta di impedire alla politica di tenere i piedi dentro la banca – aggiunge Profumo – ma di impedirgli di rimetterceli. E non solo alla politica, ma anche a un pezzo di sindacato, che esprime il sindaco della città. Uno dei motivi per cui ho deciso di restare è anche questo: difendere l’autonomia della banca. Finora ci sono riuscito. Dalle sponsorizzazioni ai fidi, in questi mesi non c’è stata una sola decisione che sia stata ispirata dalla politica. Continuerà cosi'”.
Intanto, secondo quanto si legge sulla Stampa, i 3 miliardi originari dell’aumento di capitale potrebbero non bastare più.
Calcolando i maggiori esborsi per le cedole dei Monti bond e i maggiori oneri che saranno richiesti dal consorzio, mancano all’appello tra i 250 e i 300 milioni di euro.
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