Nel cuore dei colligiani, nonostante il diverso assetto societario intervenuto nel 2007 e il cambio di nome in RCR, continua comunque ad essere la Calp. Quell’azienda che a livello mondiale ha rappresentato per decenni la vocazione artistica dei concittadini di Arnolfo di Cambio nella produzione di oggetti in cristallo. Ma il tempo non sempre rende giustizia, e di quel florido periodo dove chi lavorava “alla Piana” era considerato un privilegiato alla stregua di un bancario, oggi è rimasto solo un ricordo che anima le conversazioni nostalgiche di alcuni pensionati.
Sì, perché poco dopo l’ingresso dei nuovi soci, il progetto di risanamento e rilancio dell’azienda dimostrò subito quanto il percorso era irto di difficoltà, tanto da impattare di lì a poco in forma molto pesante sui lavoratori tramite il ricorso alla cassa integrazione. Ammortizzatore sociale ampiamente utilizzato in RCR e che nelle scorse settimane ha rappresentato ancora una volta il motivo del confronto fra azienda e sindacato che è poi sfociato in un accordo per ulteriori 12 mesi di cassa integrazione che esaurirà i propri effetti il 28 febbraio 2014.
Una cassa integrazione che seppur richiesta per la totalità dei dipendenti – ad oggiAggiungi un appuntamento per oggi 424 senza contare i dirigenti – interesserà mediamente nell’arco di vigenza circa 100 lavoratori; modalità e criteri di rotazione fra il personale coinvolto saranno oggetto di un successivo accordo fra azienda e rappresentanti sindacali dei lavoratori.
La condizione per poter guardare in termini positivi al futuro di RCR passa inevitabilmente attraverso una serie di interventi che abbiano la finalità di ristabilire un rapporto sostenibile fra fatturato e situazione debitoria pregressa. E’ necessaria un’azione energica da parte della Dirigenza su ambedue i fronti: abbattimento graduale del debito e potenziamento dell’area commerciale, così da poter penetrare con i prodotti RCR in mercati nuovi e meno soggetti ai riflessi della crisi generale.
L’intesa raggiunta sulla cassa integrazione è stata tutt’altro che un atto formale; non a caso il confronto, avvenuto in sede istituzionale, si è acceso in più occasioni, in un dibattito caratterizzato da toni molto vivaci, in particolar modo sulla richiesta avanzata dalla delegazione sindacale, e ostinatamente respinta dall’Azienda, di adottare un contratto di solidarietà per poter gestire questi ulteriori 12 mesi. Purtroppo la presa di posizione aziendale denota la mancanza di quella apertura mentale che sarebbe necessaria in questi frangenti. C’è solo da sperare che pari fermezza e determinazione venga usata dalla dirigenza per trasformare le dichiarazioni di intenti sul futuro di RCR in fatti reali.
Marco Goracci
Segretario Generale FILCTEM CGIL Siena