Sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Siena, Aldo Natalini, la Polizia provinciale, in collaborazione Arpat, ha svolto ulteriori indagini, che hanno portato al sequestro preventivo della cava, dove venivano stoccati i materiali trasportati. Questi sono risultati essere rifiuti derivanti dal trattamento dei fumi e destinati ad essere sottoposti ad un processo di recupero. La ditta di Casole d’Elsa, titolare delle autorizzazioni per il recupero e il riutilizzo di questi rifiuti, e la ditta di autotrasporti, non avrebbero però rispettato le prescrizioni previste dalla normativa vigente compiendo illeciti di natura penale e amministrativa. Le analisi dell’Arpat, inoltre, hanno evidenziato la presenza di sostanze pericolose, quali l’arsenico, nei campioni di rifiuti prelevati e per questo sono state sottoposte a provvedimento di sequestro preventivo anche alcune aree all’interno del piazzale della ditta di lavorazione del gesso, dove avveniva l’attività di recupero dei rifiuti. Queste aree, infatti, risulterebbero non idonee allo stoccaggio dei rifiuti trattati, in quanto non sufficientemente impermeabilizzate e tali da creare rischio di contaminazione per il suolo e per le acque.
In seguito alle indagini la Procura di Siena ha emesso quattro avvisi di garanzia. Il reato ipotizzato è quello di gestione non autorizzata di rifiuti speciali non pericolosi in violazione del D.Lgs 152/06.
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