Non si capisce che senso abbia aver messo a punto un lambiccatissimo protocollo equino e aver stabilito una serie infinita di controlli veterinari per assicurare una selezione di cavalli in forma e adatti alle caratteristiche del Palio se poi si scopre che uno dei soggetti prescelti aveva già ben conosciuti (dagli addetti ai lavori) sintomi di malessere e anche l’altro presentava forse qualche problemuccio. Come si sa, la scelta dei dieci barberi da affidare alle Contrade è riservata in esclusiva ai Capitani, che decidono a suon di votazioni. E allora la domanda si fa più insidiosa: quali criteri presiedono alle loro scelte? Ci si basa sui pareri tecnici messi a punto dopo accurate visite e analisi o si ubbidisce in prevalenza a ragioni tattiche, magari non elaborate in proprio, ma suggerite da fantini di fiducia o da esperti di ippodromi e palietti sparsi? Lamagno, il chiacchierato castrone toccato alla Tartuca, è del simpatico e brioso Andrea Mari. Che era naturalmente molto interessato a vederselo prendere. L’altro, quasi gemello, il baio Nestore de Aighenta, è del benemerito Osvaldo Costa ed anche a lui piaceva sicuramente molto vederlo in pista. Probabilmente era in condizioni ottime e quindi l’acciaccatura non era presumibile, né annunciata. Non saprei dire che cosa sia accaduto e non intendo entrare nel merito. Il forzato ritiro da parte di Tartuca e Chiocciola – legate ancora una volta da un unico destino – dei due energici castroni quasi gemelli ha privato il Palio del luglio 2012 di una molla agonistica non da poco. Azzerate le due uniche rivalità in Campo, è come se un “soufflé” si fosse sgonfiato e avesse perso di volume e di fragranza. Il Palio è diventato più sciapo. Una lezione è da trarre da questo doloroso incidente, che par rivestire significati simbolici e proporre un tema di interesse generale. Occorre che la selezione della Tratta sia più incentrata su motivazioni nudamente tecniche, su valutazioni oggettive. Altrimenti, se i dati accumulati con visite e controvisite vengono aggirati in nome di tacite acquiescenze allo strapotere di fantini e accoliti, si finisce per avallare ambiguità che deresponsabilizzano tutti e si ritorcono contro la Festa. Il radicale mutamento – macchinoso, ma in sintonia con i tempi, più avveduto e scientifico, più protettivo e moderno – introdotto nelle procedure di selezione chiede per coerenza un corrispettivo nelle modalità decisionali della selezione stessa. Chiede più neutralità. Dico più neutralità, perché sappiamo bene come il Palio in alcun momento possa dirsi del tutto neutrale. Ma qui siamo al pre-Palio, alle condizioni che devono renderlo giostrabile a tutti i protagonisti baciati dalla Sorte, dea indiscutibile. Sappiamo che la facoltà di selezionare il lotto dei dieci cavalli è affidata ai Capitani in omaggio all’autonomia garantita alle Contrade in tutti i momenti di gestione della festa. Eppure non sarebbe male riflettere un po’ e chiedersi se – visto il profondo mutamento delle procedure preliminari e l’invadenza delle analisi tecniche sancita dal regolamento – non sia ormai consequenziale affidare ad un organo del Comune le difficili decisioni da assumere, in modo che siano fondate esclusivamente su comprovati requisiti scientifici.
Roberto Barzanti
Corriere di Siena