Un copione che si ripete, ma il remake non giova al botteghino. I saldi invernali 2013 sono molto simili a quelli di un anno fa: portano ‘respiro’ in negozio rispetto al pessimo avvio di stagione, ma confermano una tendenza di peggioramento progressivo, anno su anno. E’ quanto risulta dalla ricognizione periodica condotta da Confesercenti in provincia di Siena, a due week end (dieci giorni complessivi) dall’avvio dei primi saldi di fine stagione per il 2013. Il dato medio di sintesi parla di un + 10 per cento rispetto ad un periodo autunnale eccezionalmente negativo, e di un – 15 per cento nel confronto con i numeri di inizio 2012. La sintesi deriva dalla somma di fattori altalenanti tra le diverse aree del territorio, e tra i vari tipi di negozio: la partenza delle svendite è stata migliore per chi ha potuto scontare prodotti a marchio, per le calzature e per chi ha scarsa concorrenza nelle vicinanze; maggiori difficoltà per i capispalla e per l’abbigliamento di media fascia in genere. Nella quasi totalità dei casi la partenza fiammante del primo weekend, sostenuta da percentuali di sconto non inferiori al 30 per cento, ha lasciato rapidamente spazio ad uno scarso movimento; caso a parte quello dell’Amiata, dove i saldi non sono in pratica ancora cominciati.
IL PEGGIORAMENTO CONTINUA. Al settembre 2012 erano 479 gli esercizi del commercio al dettaglio di abbigliamento in provincia di Siena: otto in meno rispetto allo stesso periodo del 2011. La gran parte di queste imprese, le persone che vi lavorano e le loro famiglie scontano una situazione di giorno in giorno più pesante. Realtà nelle quali è un miracolo riuscire a tener viva un’impresa rispettando a pieno una normativa sempre più complicata, esposta a dubbi interpretativi e alla prova dei fatti incapace di frenare le disfunzioni del mercato. L’aggiornamento su scala nazionale delle regole relative a saldi e vendite promozionali è rimasta un’opera incompiuta, mentre in Toscana le novità recepite un anno fa dal Codice regionale del Commercio sembrano rimaste in buona parte sulla carta. E desolante per lo spirito di chi cerca di stare nel giusto (oltre che micidiale per il suo conto economico) assistere a strutture di vendita che si promuovono come ‘outlet’ senza evidenziare al consumatore le precisazioni che la legge imporrebbe in merito al tipo di merce venduta; che promuovono sconti tutto l’anno quando la legge regionale ne vieta la possibilità nei 30 giorni precedenti i saldi, e che in quegli stessi giorni espongono in vetrina il ‘doppio prezzo’ (scontato e da scontare, assieme alla percentuale di sconto) anch’esso inibito dal Codice regionale. E quando ad assumere questi comportamenti sono le strutture più vistose, tutto ciò diventa letale per la miriade di piccoli negozi che da sempre contribuiscono a mantenere in vita città e paesi del nostro territorio, e che sparendo spengono progressivamente anche un modo di vivere (senese e toscano) così portato ad esempio nel resto del mondo.
RICHIAMO ALLE ISTITUZIONI. “E’ indispensabile da subito che la Regione Toscana si faccia interprete di una maggiore applicazione del Codice del commercio, e che i Comuni competenti per la vigilanza adempiano al loro ruolo – si appellano gli esercenti moda aderenti a Confesercenti Siena – diversamente dovranno assumersi la responsabilità politica degli effetti che questo stato di cose continuerà a provocare”.
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