Nel 1992 i cittadini abrogarono la legge che finanziava i partiti politici. Allora i rimborsi ammontavano a circa 4 milioni di euro all’anno (meno di 10 milioni attuali) . Nel 2008, ultimo dato della Corte dei Conti, i partiti hanno ricevuto dallo stato 503 milioni di euro.
La legge elettorale con le liste bloccate impedisce ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. In Toscana anche quelli regionali eludendo un ricambio che in democrazia è necessario e producendo la mediocrità attuale del ceto politico.
In Italia un membro di una delle tante autority percepisce un’indennità spesso superiore a quella del presidente degli Stati Uniti.
Tre esempi di malcostume senza contare la contiguità del mondo degli affari e della politica con la spesa pubblica che sembra diventata l’unica fonte di arricchimento. Certo la più facile.
E le riforme necessarie sono negate dagli interessi delle forze politiche nazionali che convergono verso lo “status quo”: per quanto riguarda l’abolizione delle province, la riforma elettorale, la diminuzione dei parlamentari e dei loro appannaggi, la riforma della stato e altre ancora. Fine (ingloriosa) della Seconda Repubblica.
In questo quadro chi può meravigliarsi del “ boom” di Grillo? E la reazione disgustata dei radical-chic, spesso beneficiari degli sprechi, sono il segno più evidente dell’incapacità e disinteresse dell’élite di capire e quindi risolvere i problemi della gente comune.
Al contrario occorre riconoscere che Grillo porta dentro il sistema spinte e delusioni che potrebbero incamminarsi verso strade diverse e più pericolose.
Noi però crediamo ancora nella politica e la politica necessaria è per noi il riformismo. Quello vero però. Che amministra, non gestisce il potere. Che ha avversari, non nemici da abbattere. Che interagisce con i cittadini disponibili a crescere facendo crescere anche la società, e non con coloro che vogliono arricchirsi in un giorno. Che parla con la gente e la ascolta, non che riceve un mandato ed esercita poi un potere senza confronto. Che lavora per offrire a tutti le opportunità possibili, e non solo per gli amici di partito o di affari. Che si apre a tutte le risorse e le valorizza facendo sviluppare al massimo la comunità, e che non da il via libera solo a ciò che può controllare. Che garantisce a tutti i diritti e non solo quelli in cui crede o che gli fanno comodo. Che lavora per riportare la società verso la concordia e lo sviluppo, sia pure senza sconti alle differenze ed alle necessarie contrapposizioni politiche e di idee.ma con l’obiettivo condiviso di far crescere la società.
Un riformismo che serve in Italia ma anche a Siena.
Un metodo, non un’ideologia, che è la precondizione di un programma che porti Siena verso una fase di sviluppo duraturo e giusto ed alla portata di tutti.
Un superamento della logica di potere personalistica che ha stretto fino ad oggi la città. Anche perché le condizioni non sono certo quelle di pochi anni or sono e con il diminuire della ricchezza diminuisce anche l’indulgenza dei cittadini.
Almeno le forze che si ispirano al centro-sinistra dovrebbero riflettere mentre si scervellano per trovare i candidati a sindaco. E quindi indirizzarsi anche verso coloro che provengono dall’esperienza riformista e non solo da quel catto-comunismo che ha egemonizzato la politica senese degli ultimi vent’anni con risultati non certo entusiasmanti.
Insomma tavolo aperto ai cambiamenti veri ed astenersi da trasformismi, continuismi e smemoratezze che non servono alla città.
SIENA FUTURA
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