Stato di calamità per agricoltori e allevatori

Il caldo e la siccità colpiscono duramente il senese e mettono l’agricoltura e le produzioni di qualità in stato di calamità naturale. A dirlo Coldiretti Siena che spiega come i prodotti simbolo del Made in Italy di qualità, dal vino all’olio, ma anche i prodotti base dell’alimentazione degli animali allevati per produrre i prestigiosi formaggi della provincia di Siena, sono duramente compromessi e registrano un calo del 10% della quantità. “In tutta la provincia di Siena non sarà compromessa la qualità di vino e olio ma la quantità, che, a causa del caldo torrido – spiega Lucio Maruotti, agronomo Coldiretti Siena – è già scesa del 10%. Una percentuale destinata ad aumentare se le condizioni meteo non miglioreranno”. La mappa della siccità nel Senese è omogenea, situazione leggermente migliore solo nel Chianti e, in generale, nelle zone a maggiore altitudine. “In Val d’Orcia, Val di China e Val d’Elsa si registrano situazioni simili per vite e olivo – continua Maruotti – dove si verifica il disseccamento di foglie basali. A soffrire sono soprattutto vigneti ma anche colture come l’olivo, che sta perdendo le olive, il frutto in questo periodo è in fase di ingrandimento e lo stress idrico, la minor acqua per la pianta, porta meno acqua al frutto”. Grappoli più piccoli e in sofferenza anche per la vite, situazione simile anche per gli alberi da frutto che non beneficiano di irrigazione artificiale, meglio invece le coltivazioni di cui è già terminata la raccolta ovvero per i cereali che, seppur con scarse piogge primaverili, hanno dato buoni risultati sia per qualità che quantità. “A soffrire sono anche girasole e mais – aggiunge Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – servirebbero acqua e temperature più basse rispetto a quelle di queste settimane. Una siccità che colpisce duramente anche gli animali negli allevamenti. Il caldo torrido ha ridotto del 30%-40% anche la produzione di latte nonostante gli accorgimenti adottati per garantire il refrigerio degli animali. Crescita rallentata, invece, per le razze da carne e calo della fertilità. Se continua questa situazione le pecore rischiano di andare in asciutto, ovvero di non produrre più latte, 1-2 mesi prima rispetto alla normalità”. Una situazione molto difficile che non risparmia nessuna produzione agricola e mette a dura prova i produttori che vedono l’acqua dei laghetti e delle pozze assalita anche dagli animali selvatici.