Il periodo del Cantiere Internazionale rivela a Montepulciano incontri sorprendenti. Capita, ad esempio, di riconoscere nel centro storico poliziano una di quelle artiste che i teatri più prestigiosi del mondo inseguono da anni: Sylvie Valayre, soprano francese che ha cantato ovunque, dal Metropolitan di New York a Tokyo, dal Convent Garden di Londra a San Francisco. A Montepulciano invece, la Valayre è protagonista del colossale Concerto di Chiusura, epilogo del Cantiere che suggella stasera in Piazza Grande un’edizione affollata da un pubblico sempre più caloroso.
Sylvie Valayre, quali sono state le prime impressioni del festival e del clima che si respira a Montepulciano durante il Cantiere Internazionale d’Arte?
Il clima è molto caldo, sia sul piano atmosferico, sia sul piano emotivo.
Come è venuta a conoscenza del Cantiere Internazionale d’Arte?
Avevo le mie spie. Conosco da un po’ di tempo Vincent Monteil, direttore artistico del Cantiere, lavoriamo insieme anche in Francia, all’Opera del Reno, e avevo conosciuto anche Roland Böer, direttore musicale, al teatro de La Monnaie a Bruxelles, quando lui era assistente di Pappano e io cantavo Macbeth. Quando Vincent e Roland si sono conosciuti e hanno parlato di Montepulciano hanno scoperto di conoscermi entrambi e mi hanno chiamata.
Cosa l’ha indotta ad accettare le condizioni del Festival?
Se questa è la legge del festival e la accettiamo, la legge è uguale per tutti. È l’atmosfera di Cantiere, ho accettato di lavorare gratuitamente con giovani non professionisti con molto entusiasmo. Ricordo di aver fatto stages da giovane dove c’erano insegnanti del calibro di Rostropovich. C’eranostar internazionali nelle classi di ogni strumento ed erano tutti felici di lavorare con noi ragazzi, perché c’è un giusto momento per tutto e per questo si studia. Vent’anni dopo mi sono ritrovata a cantare un’opera di Rimskij-Korsakov a Roma, diretta da Rostropovich stesso. Sono stata anche io studentessa e ricordo l’emozione che provavo quando incontravo le grandi star – sorride – adesso sono io a ricevere le visite di giovani studenti che mi guardano con gli occhi spalancati, proprio come facevo io. E’troppo carino.
Cosa dobbiamo aspettarci stasera dal grande Concerto di Chiusura?
Ho cantato moltissime volte Aida, ma stasera debutterò nel ruolo di Senta ne L’Olandese Volante e sono felice di farlo proprio qui al Cantiere: mi voglio mettere in gioco. Spero di fare bene il mio lavoro e di rendere al meglio questi due personaggi, così belli e diversi musicalmente, in questa versione in forma di concerto non teatrale e di essere degna della mia paga, qualsiasi essa sia.
Come si trova a lavorare con questo cast in cui star internazionali si mescolano a musicisti alle prime esperienze e poliziani?
Roland ha una pazienza arcangelica, più che angelica, sia con noi che con i ragazzi. Debbo dire che non l’ho mai visto arrabbiarsi in prova quando qualcosa non funzionava, piuttosto affronta le difficoltà con autorità, ma sempre con dolcezza. I ragazzi sono alle loro prime esperienze come lo ero io, ed io mi metto in gioco debuttando nel ruolo di Senta: chiedo consigli anche ai giovani che conoscono l’opera, cercando di imparare da tutti. Questa è la scommessa del Cantiere, e io sono felice di farne parte.
Aveva già lavorato con qualcuno del cast?
Avevo lavorato insieme al baritono, Olivier Grand, in Turandot, a Tel Aviv.
Nel repertorio di questa sera a cosa si sente maggiormente legata?
Aida, perché è stato il mio primo contratto.
Tre aggettivi per l’atmosfera del concerto?
Calda e umida , d’altronde si tratta sempre d’acqua: il mare del vascello fantasma e l’affascinante Nilo. Speriamo che il concerto sia all’altezza della bellissima Montepulciano.
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