L’attività di servizio è cominciata nel ottobre 2010, quando alcuni cittadini extracomunitari dotati di doppio passaporto vennero a denunciare i loro datori di lavoro per alcuni mancati pagamenti. I militari operanti, dal racconto dei fatti, si accorsero che questi braccianti erano organici ad una struttura criminale che gestiva i loro introiti e le loro vite, pensando addirittura ad organizzare i viaggi dalla Macedonia, i cui costi erano opportunamente decurtati dai compensi mensili erogati da varie aziende agricole della zona che ricercavano operai stagionali a buon prezzo.
Su mandato della Procura della Repubblica di Sienafurono effettuate delle perquisizioni negli appartamenti dormitorio ove i Macedoni venivano fatti pernottare: le accertate condizioni igienico sanitarie e di vivibilità erano molto basse, e per questo i braccianti venivano sfruttati e sotto pagati percependo 6 o 7 Euro l’ora a seconda del caporale a cui facevano riferimento. A tale pagamento mensile venivano stornate a monte le quote per il viaggio, vitto e alloggio lasciando di fatto, nelle tasche dei braccianti, circa 650/700 euro mensili per lavorare ininterrottamente dalla mattina alla sera.
Dopo le prime indagini, sono iniziate le attività tipiche di Polizia Economico Finanziaria che hanno permesso di individuare una serie di società in rapporti reciproci fra loro che utilizzano sistematicamente fatturazioni fittizieal fine di abbattere il cuneo fiscale ed ottenere indebiti risparmi di imposta.
Il promotore dell’associazione criminale era A.C. di San Giovanni d’Asso (SI) il quale, approfittando della propria esperienza e conoscenza dell’est Europa, si adoperava per procacciare manodopera straniera, fornirla alle aziende compiacenti e, talvolta, far aprire agli stessi cittadini dell’est delle nuove società con il fine di creare nuovi filtri per l’interposizione fittizia di nuove aziende, appositamente costituite.
Oltre a procacciare manodopera dall’est Europa e ad adoperarsi in operazioni di “alchimia contabile”, l’associazione criminale in argomentoha poi “camaleonticamente” ampliato il proprio raggio d’azione creando una società in bonis per contrattare con la Pubblica Amministrazione ed aggiudicarsi fraudolentemente gare di appalto in tutta Italia nel settore del verde pubblico.
I ribassi proposti agli enti pubblici erano elevati e convenienti: in alcuni casi è stato infatti sfiorato il 50% rispetto alla base d’asta.Tuttavia i ribassierano “drogati” da un sistema artato e creato ad hocper abbattere fittiziamente i costi sostenuti dall’Azienda, anche attraverso false referenze bancarie e false attestazioni di solidità economico-patrimoniale (cosiddette certificazioni SOA). Così facendo, la Orange S.r.l.u. di Asciano (SI) si è così illecitamente aggiudicata in tutta Italia, dal 2007 al 2012, ben 12 fra appalti e affidamenti diretti, incamerando circa 3 milioni e duecentomila eurosenza averne diritto, avendo simulato documentalmente la sussistenza delle condizioni legali per contrattare servizi con la Pubblica Amministrazione.
Le indagini sono state rese possibili dall’incrocio di banche dati in dotazione al Corpo, accertamenti bancari, riscontri in contabilità e attività di Polizia Giudiziaria mediante le quali sono stati passati al setaccio oltre 10 computer e supporti informatici che si sono rivelati preziosi per il prosieguo delle attività. In particolare, uno dei membri del sodalizio criminoso era un abile hacker informatico che procedeva alla falsificazione sistematica di documentazione da esibire agli enti pubblici nonché alle banche o ad altri. Mediante tale sistema venivano bypassate le regole imposte dal Codice degli Appalti e dai suoi disciplinari. I falsi erano assolutamente materiali come ad esempio lettere di Referenze Bancarie completamente false prodotte con i loghi degli istituti di credito e delle firme false o scannerizzate, fatture completamente false nelle descrizioni dei lavori o artatamente modificate rispetto a quelle portate in contabilità. Frequentemente sono stati rinvenuti più esemplari della fattura con la stessa numerazione, il tutto al fine di avere nominalmente i requisiti per lavorare con la P.A..
Oltre ai membri del sodalizio criminoso, alla Procura della Repubblica di Siena è stato altresì denunciato il firmatario dei certificati SOA ottenuti illecitamente dalla ORANGE di Asciano.
Le attività si sono concluse con la denuncia a vario titolo all’Autorità Giudiziaria di Siena di 14 persone e l’apertura di 4 distinti procedimenti penali.
Da ultimo, su richiesta del P.M. titolare, dott. Aldo NATALINI, il GIP del Tribunale di Siena, dott.ssa Monica GAGGELLI con ordinanza eseguita in data 14/4/2014 ha disposto misure cautelari coercitive a carico di 4 persone (obbligo di dimora nei comuni di residenza), componenti a vario titolo, il sodalizio criminoso. Il P.M. contesta loro il reato di associazione per delinquere finalizzato alla commissione di una serie indeterminata di turbative d’asta nei pubblici incanti od in licitazioni private nei confronti di enti pubblici, commesso attraverso l’impiego strumentale della ORANGE per essersi avvalsa sistematicamente nelle domande di partecipazione alle gare:
-di mendaci referenze bancarie attestanti qualità aziendali (economico-patrimoniali-tecnico-organizzative) inesistenti o comunque difformi dal vero;
-di indebite certificazioni di qualificazione all’esecuzione di lavori pubblici ottenute in forza di false fatturazioni inerenti lavori mai effettuati ovvero di falsi contratti di appalto nel settore del “Verde e arredo urbano”;
-di falsa documentazione fiscale (fatture) o contrattuale (appalti).
In data 14/4/2014 è stata data altresì esecuzione alla contestuale misura interdittiva emessa dal GIP di Siena – su richiesta del P.M. titolare – a carico della Orange S.r.l.u. la quale non potrà più esercitare alcuna attivitàin base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
Si tratta della prima applicazione nel territorio della provincia senese di questa speciale misura inabilitativa prevista dal D.Lgs 231/2001.
È stata inoltre data esecuzione, sempre a carico della ORANGE, alla misura del sequestro preventivo per equivalente del profitto ricavato dalla società dai reati contestati, disposto dal GIP senese per l’importo di euro 624.000 euro circa.
Nell’ambito di separato filone penal-tributario, a carico del capo dell’associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false è stata poi data esecuzione alla misura del sequestro preventivo per equivalente, concessa dal GIP senese per complessivi € 1.600.000 circa.
Complessivamente sono state concluse sei verifiche fiscali chehanno portato a contestare in totale circa 10.000.000 di fatture per operazioni inesistenti, quasi 3 milioni di Iva e quasi 1 milione di ritenute non operate per i fittizi sub appalti di manodopera dietro cui si celavano in realtà della assunzioni di operai stagionali.
Sono stati presi contatti con l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici la quale, su segnalazione della Compagnia di Siena, ha aperto un procedimento sanzionatorio nei confronti di alcune stazioni appaltanti. Fra l’altro la Compagnia ha denunciato 4 funzionari pubblici di alcuni Comuni per delle anomalie nelle procedure di gara connesse alla Orange, tali indagini sono state stralciate alle Procure competenti.
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