Più di mille pellegrini della Francigena sono rimasti a dormire nell’ospitale di Radicofani, nel corso del 2011. Un incremento notevole, rispetto ai settecento dell’anno precedente, cui aggiungere anche quei pellegrini che hanno scelto l’albergo. E presto, oltre ai sedici posti letto gestiti dalla Misericordia (nei mesi estivi in collaborazione con la Confraternita di Santiago di Compostella) si aggiungeranno gli ottanta posti dell’ostello comunale di piazza Garibaldi, che verrà completato a breve, con una previsione di un ulteriore incremento di presenze nel corso dell’anno. Per Radicofani è un ritorno all’antico: quello degli antichi fasti Francigena, con almeno sette ospizi documentati tra il centro storico in epoca medievale, gli immediati dintorni e Contigniano, alcuni dei quali gestiti da importanti confraternite di monaci: vallobrosani, camaldolesi, cistercensi. Se ne è parlato anche sabato scorso, nel corso di una iniziativa che è servita a presentare il numero monografico della rivista “De strata Francigena” con gli atti della giornata di studi dal titolo “Radicofani e la Via Francigena” , che proprio nella città di Ghino di Tacco si è svolta il 2 agosto del 2011.
Erano presenti, altre agli amministratori comunale, di Renato Stopani e Fabrizio Vanni del Centro Studi Romei, cui si sono aggiunte le testimonianze degli ospitalieri della Confraternita di Misericordia di Radicofani e della Confraternita di San Jacopo di Compostella. La convinzione è che le potenzialità di Radicofani siano ancora in gran parte inespresse: «Da un lato – osserva l’assessore alla cultura Fausto Cecconi – non ci sono sufficienti studi, per chiarire il vero ruolo di Radicofani in epoca etrusca e medievale; poi si apre la prospettiva di un’altra strada, quella Teutonica o di Alemagna, che proprio a Radicofani come a San Quirico d’Orcia aveva un punto di incontro con la Francigena». Questa considerazione, arriva da una intuizione del professor Stopani, forse uno dei massimi studiosi dell’antica strada per Roma. «L’importanza di questa comunità e della Val d’Orcia – ha affermato – più che alla via Francigena, sarebbe dovuta alla stretta vicinanza con la via che transitava dal Brennero e arrivava a Roma, sfiorando la Val di Chiana. Era solcata da cavalieri e pellegrini tedeschi e dell’Europa del Nord. E proprio da Radicofani partiva una via di congiunzione verso Città della Pieve o, in alternativa a Chiusi, passando per Sarteano. Ciò spiegherebbe l’esistenza di una straordinaria struttura come l’abbazia di Spineta, oggi, secondo l’attuale sistema viario, incomprensibile. Dal dodicesimo secolo, la via Teutonica era assai più importante e transitata della Francigena». In ogni caso, come hanno ribadito gli studiosi, non esisteva un un’unica strada, e nemmeno una strada principale e vie secondarie. «Parlare di unico itinerario della Francigena – ha ribadito Stopani – come ha fatto il nostro Ministero, è una grande sciocchezza». Ora si intravede il percorso più avvincente, quello di ritrovare antichi sentieri, e di scoprire percorsi traversali, da percorre e piedi, in bicicletta o a cavallo. Spiega il sindaco Massimo Magrini: «Abbiamo dato vita a una serie di conferenze, negli ultimi mesi, perché dal passato possiamo trarre spunti importanti. Il turismo si rilancia anche così, rileggendo storie e vicende, scoprendo itinerari, facendo tesoro delle nostre origini. Ghino di Tacco è solo un esempio di un patrimonio ricchissimo».
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