“Il rilancio del Santa Maria della Scala non può più attendere – afferma Simone Vigni, consigliere comunale del Pd – e passa da una forma di gestione autonoma, di elevata autorevolezza scientifica e culturale, in cui il patrimonio pubblico possa disporre anche dell’apporto, peraltro indispensabile, di risorse di altri soggetti istituzionali ed economici che vogliano concorrere allo sviluppo della nostra città. Il Santa Maria della Scala, nella sua storia secolare, ha sempre disposto della sua soggettività, quasi da rappresentare una città nella città”.
“Oggi il complesso – denuncia Simone Vigni – è invece finito sotto una sorta di controllo politico, gestito da una posizione organizzativa che ha come riferimento l’organo politico, denominato ‘staff del sindaco’. Si tratta di un fatto inedito, che ci lascia alquanto perplessi, dal momento che fino al 1998 le attività del Santa Maria della Scala erano state organizzate dall’Amministrazione Comunale, attraverso un Comitato Permanente di alto profilo, poi era stata costituita l’Istituzione, poi dal 2006 al 2011 era stato affidato ad un dirigente a tempo pieno, e dal 2011, in attesa della costituzione della Fondazione, al dirigente della cultura”.
“Sul Santa Maria della Scala – aggiunge Simone Vigni – si deve esprimere il Consiglio Comunale e nel frattempo ogni altro atto e dichiarazione avventata, che si discostino dal progetto storico e dalle sue evoluzioni devono essere fermati. Lo abbiamo chiesto con un lettera inviata oggi al Sindaco, al Presidente del Consiglio Comunale ed estesa per conoscenza al Prefetto della provincia di Siena. Gli strappi e la confusione di questi giorni creano disorientamento e possono nuocere anche alla candidatura di Siena a capitale della cultura per il 2019, la cui vera progettualità sarà misurata anche dal rilancio del complesso museale”
“Nella lettera – conclude Simone Vigni, firmatario della missiva insieme agli altri consiglieri comunali che avevano depositato la mozione a settembre: Massimiliano Bruttini, Rita Petti e Carolina Persi – chiediamo di ripartire dal progetto storico e dalle sue evoluzioni, con al centro il Museo dell’Arte Figurativa senese, il rilancio di un polo dell’arte contemporanea, e di fermare la spirale delle ipotesi più disparate e incoerenti come il supermercato, il museo della lingua o dell’olio e del vino, in cui ciascuno è autorizzato ad occupare uno spazio nel mentre compromette la visione di insieme. Siamo pronti a discutere serenamente con gli altri gruppi a condizione che cadano le pregiudiziali e le preclusioni ideologiche. Per noi vale la forma organizzativa o giuridica che garantisca autonomia, risorse, autorevolezza scientifica. Tutto quello che oggi non c’è”.
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