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La farina più antica del mondo ha 30mila anni, ed è stata rinvenute sulle rive del Sieve, a nord di Firenze. Lo ha scoperto un gruppo archeologico guidato a Biancamaria Aranguren della Soprintendenza archeologica della Toscana in collaborazione con Anna Revedin dell’Istituto Italiano di Preistoria, grazie a un’antica macina e a un pestello che, analizzati al microscopio elettronico e al carbonio 14, presentavano tracce di amido.
“Una scoperta che rivoluziona le conoscenze sull’alimentazione umana – sottolineano Aranguren e Revedin – perché era opinione che le popolazioni nomadi del Paleolitico superiore fossero essenzialmente carnivore”. Ma di cosa erano quei granuli di amido rivenuti? Grazie alle analisi, condotte fra il 2005 e il 2007 dal Dipartimento di Biologia vegetale dell’Università di Firenze, sono stati identificati con la Typha, pianta palustre dalle cui foglie si ricavavano fibre per l’intreccio di corde, stuoie e “sporte”, mentre i rizomi erano utilizzati a scopo alimentare in molti paesi extra-europei.
Il gruppo archeologico ha sperimentato la preparazione di un cibo fatto con farina di tifa, raccogliendo i rizomi, seccandoli, macinandoli, preparando e cuocendo delle “gallette” di tifa su di un focolare ricostruito.
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