La vendemmia è un rituale, un evento che mantiene vocazioni e tradizioni ma che si sa rinnovare con il tempo e con nuove tecnologie: un vero e proprio universo da esplorare. Il risultato finale, la bottiglia, è solo la punta di un iceberg che racconta tutto questo mondo che varia da zona a zona, da un’azienda all’altra. Il vino è una vocazione, dove sacrifici e lavoro devono avere un’ispirazione, uno specifico vademecum che, come un mantra da seguire, conduce ad un modus operandi che parte da ciò che concretamente e pragmaticamente ‘c’è da fare’ e si declina poi in attenzioni, dettami, direttive e azioni del tutto particolari. Uniche come il vino che si vuole produrre. È il caso, questo, delle Cantine Dei di Montepulciano, terra poliziana delle provincia di Siena patria del Rosso e del Nobile. Le Cantine Dei sono un autentico tempio e non è un caso che vi si acceda da un anfiteatro. Il capostipite di famiglia, Aldibrando, da noto imprenditore nell’escavazione e nella lavorazione del travertino a Rapolano arrivò a produrre il vino nel 1964, acquistando i vigneti della zona di Bossona a Montepulciano.
L’azienda è portata avanti da Caterina Dei che però non si scorda mai di ricordare il legame familiare con le pregiate pietre. Travertino presente nella cantina, nelle scalinate e nell’anfiteatro che conduce ai luoghi dove si trovano le botti, e che suggella un mondo unico, una struttura moderna ma al tempo stessa attenta alla tradizione e alla vocazione familiare. «La nostra famiglia è cresciuta insieme all’azienda – racconta Caterina Dei -. Passo dopo passo ci siamo accorti di quante innovazioni fossero necessarie, di quante attenzioni servissero per far esprimere al meglio questo territorio, ricchissimo di bellezze e di potenzialità, specie per la qualità del vino: tutti fattori, questi, che devono essere supportati da un’impiantistica, in cantina come in vigna, di assoluta eccellenza. Per fare tutto questo, il materiale umano è fondamentale: abbiamo un team giovane e molto in gamba».
Una zona, quella di Montepulciano, di assoluta qualità e pregio per i suoi vini. Nonostante i rossi poliziani siano sempre meno chiacchierati rispetto ai più noti Chianti o Brunello. Ma anche questo si trasforma in un punto di forza delle Cantine Dei, scrigno custode di un tesoro chiamato vino che si rispecchia anche nella mission della famiglia Dei, più che dell’azienda: «Siamo stati forse più riservati – spiega Caterina Dei -. Montepulciano è la perla del ‘500, il territorio vitivinicolo è apprezzato sin dagli Etruschi ed ha una vocazione di assoluto pregio per il settore. Oggi, a noi, interessa che chi visita la nostra cantina possa vivere un’esperienza totalizzante – prosegue Dei -, bella a tutto tondo, con la gioia di camminare in mezzo ai filari presenti in vigna fino alla visita della nostra cantina. Che è molto spettacolare: all’esterno è un anfiteatro che, a me che amo molto la musica, fa pensare anche a organizzare (in futuro) concerti o altri eventi artistici per suggellare così un matrimonio e un legame profondo tra cultura e vino».
La vendemmia 2015 ha regalato molte soddisfazioni e, in attesa dei tre anni di invecchiamento per le bottiglie di Nobile (due da disciplinare, tre per le Cantine Dei che vogliono un’ulteriore annualità di raffinamento), le prospettive sono decisamente positive. «Ci vorrebbero sempre queste vendemmie – spiega Caterina Dei -. La stagione ci ha favorito: abbiamo raccolto uve sane e belle, e dall’elevato grado zuccherino che fa prevedere un’ottima gradazione alcolica. Chiaramente – aggiunge – noi facciamo un lavoro molto intenso nei mesi che precedono la vendemmia e che ci permettono di raccogliere le uve che vogliamo avere. C’è un grosso lavoro di diradamento e di potatura verde, un’importante selezione in vigna a cui si aggiunge quella manuale. Dell’uva raccolta, chicco per chicco, in cantina arrivano solo acini sani. In sintesi – conclude Dei – il nostro obiettivo è la sostenibilità, sia in vigna che cantina. Prediligiamo la prevenzione alla cura: facciamo di tutto per arrivare alla vendemmia con una condizione di assoluta sanità delle uve, facendo a meno pertanto di tanti prodotti chimici. Questo è stato il primo obiettivo e, parallelamente, così come ideato e voluto da mio padre, anche in cantina dove sfruttiamo l’energia geotermica per il controllo delle temperature. Sia nel parco botti che nella zona di affinamento delle bottiglie. Un notevole passo avanti che ci consentirà in futuro di essere 100% sostenibili».
Ambizione e innovazione, cura, attenzioni, tradizione ma anche cultura: il mondo delle Cantine Dei si svela così. Ogni bottiglia conserva tutto questo ricco e variegato universo. Mille sfaccettature da assaporare in un calice, dopo un brindisi con un Nobile 2012 o con Rosso di Montepulciano 2014. Ma anche con la Riserva Bossona 2009 (fiore all’occhiello delle Cantine Dei), o il Sancta Catharina (il super tuscan, che «ho dedicato alla ‘mia’ santa protettrice di Siena», confessa Caterina Dei), oltre ad un bianco il Martiena realizzato con uve autoctone. Questo ciò che il consumatore può trovare oggi in commercio. Il viaggio nel mondo Dei può cominciare.