Uno dei tanti spazi verdi situati a Siena è la Valle di Follonica che prende il nome dalle fonti che vi si trovano. Per poterle raggiungere non esiste altro modo che fare una bella e lunga camminata, anche se in una strada a sterro, che parte dagli odierni giardini della Contrada del Leocorno. L’anno della loro costruzione non è certo, ma sappiamo, attraverso documenti, le date dei pagamenti per le spese di ampliamento effettuate dal Comune stesso che risalgono al 1226.
Le Fonti erano, e forse lo sono ancora oggi, le più belle della città , ma a causa della peste che colpì Siena, in quel periodo e la loro lontananza dal centro storico, fecero diminuire di notevole misura l’utilità pubblica che avevano avuto fino ad allora, in quanto la loro struttura ed organizzazione erano basate su un criterio ben definito, ovvero: partendo dalla parte più alta vi era il fontino dove le persone attingevano acqua da poter bere, più in basso vi era la parte dove gli animali si abbeveravano, i lavatoi ed in ultimo vi era un canale dove fluivano tutte le acque reflue. Dalla perdita di manutenzione, da parte del Comune di Siena, e dalla peste in poi, le Fonti furono sommerse dalle frane dei giardini e degli orti sovrastanti di proprietà del convento di San Giovanni Battista. Nel corso dei secoli furono donate ai frati di Santo Spirito fino al 1903 quando il Comune ordinò, non la demolizione, bensì il loro ripristino ed oggi le possiamo vedere in tutta la loro bellezza, in quanto sono state riportate alla luce grazie all’aiuto del Comune, ma anche a quello della Contrada del Leocorno che si è vista partecipe di eventi che si sono svolti, negli ultimi mesi, proprio in quel bellissimo scenario delle Fonti di Follonica.
Le Fonti di Follonica, con la loro aria misteriosa, hanno lasciato da secoli leggende sulle bocche dei senesi ed una di esse riguarda quella di una donna, detta “la Signora delle Fonti”, protagonista di una vicenda amorosa risalente al Medioevo. La leggenda narra che questa giovane donna, un bel giorno, andò a lavare i propri panni alle fonti e vi incontrò un bellissimo cavaliere che stava abbeverando il proprio destriero e tra loro fu amore a prima vista. Lui, però, dovette partire per la Terrasanta, in quanto Crociato e, giurandosi amore eterno, le disse che sarebbe ritornato e lei rispose che lo avrebbe aspettato là , proprio in quel posto dove si erano conosciuti. Passa il tempo e la donna, tutti i giorni, continuò ad andare a questo appuntamento portado con se il figlio nato da questo amore. Uno di questi giorni passati alle fonti, il bambino, mentre stava giocando, cadde rovinosamente nell’acqua e scomparve.
Da quel giorno la donna, dal dolore, maledì quelle fonti in un modo tale che le acque proveienti dalla sorgente non defluirono più e le Fonti di Follonica spofondarono nel terreno. La leggenda narra, inoltre, che la donna, dalla disperazione, pianse talmente tanto da non avere più una lacrima da versare. Solo il ritorno del cavaliere sarebbe stato l’unico sollievo ed aiuto per superare quell’enorme dolore ed un modo per far uscire lacrime da quegli occhi ormai aridi che avrebbero potuto far rinascere le fonti. Anche se l’acqua è ritornata e le fonti sono risorte, si dice che il fantasma di lei aleggi, ancora oggi, fra i merli di queste alla continua ricerca di suo figlio e dall’impaziente ritorno del proprio amato cavaliere. Se vi avicinate al calar del sole potete sentirla… c’è chi giura di averla vista.
Emilia Spinelli