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Pane fatto in casa: i consigli per la procedura

Nel corso degli ultimi anni è andato aumentando il numero di coloro che hanno deciso di farsi il pane in casa. Una scelta motivata non solo dal prezzo sempre più elevato di quello acquistato nelle rivendite, ma anche dal diffondersi di procedimenti industriali che hanno svilito la qualità di quello venduto.
Un trend che si è rafforzato nel corso dei lunghi mesi in cui l’Italia è stata costretta al lockdown per contrastare la diffusione del Covid. Come segnalato da Coldiretti molte persone, infatti, hanno ripiegato sulla produzione di pane in casa. Necessitando quindi di saperne di più per poterlo fare al meglio.

Quale farina usare

Come riporta questo sito di notizie e approfondimenti, il punto di partenza per avere un pane fatto in casa di qualità è costituito dalla farina, non a caso considerata la sua anima. In commercio è possibile reperirne molte: non solo grano, ma anche segale, farro o miscele di diverse farine. Secondo gli esperti, però, è senz’altro da privilegiare quella di grano. In particolare la farina di grano 0 o integrale, caratterizzata da una quantità di proteine tra il 10 e l’11%.  Mescolate con l’acqua, danno origine al glutine, ovvero il responsabile dell’aspetto spugnoso assunto dal pane.

Come impastare

Una volta scelta la farina è il momento di pensare a come impastare il pane. Se è naturalmente meglio farlo a mano, una attività considerata antidepressiva, si può anche utilizzare un robot per farlo. La cosa realmente importante è che vanno prima impastati gli ingredienti secchi (la farina, il lievito e il sale) e poi quelli umidi (l’acqua, il latte, la pasta madre e le uova).
Dopo la mescolatura, occorre far riposare l’impasto per circa dieci minuti ricoprendolo con un panno per poi fare le pieghe ripiegando l’impasto su sé stesso. Lo stesso sarà da considerare pronto quando è elastico e liscio, stendendolo non si spezza rapidamente e non si attacca eccessivamente alle mani o al piano di lavoro.

La lievitazione

Infine la lievitazione, che nel caso del pane rappresenta quello che è l’invecchiamento dei vini. Più lento sarà il processo e migliore il risultato che ne conseguirà. La lievitazione deve avvenire in più riprese, nel corso delle quali basta lasciare l’impasto al riparo e affidare l’operazione ai batteri.
La prima può oscillare tra i 15 minuti e le tre ore, a seconda del tipo di pane che si intende produrre. La seconda deve avere luogo una volta che sia stato modellato il pane. Infine l’ultima, nella quale l’impasto si gonfia a causa della formazione dell’anidride carbonica, prima che venga infornato. 
A questo punto non resta che capire quando la lievitazione è arrivata a buon fine. Per riuscire a farlo, il consiglio degli esperti è di terminare il processo una volta che il pezzo abbia in pratica raddoppiato il suo volume iniziale. Quello è il momento di metterlo in forno.

Francesco Laezza

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Francesco Laezza
Tags: pane

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