La ferita del narciso

Il narcisismo può essere considerato sia da un punto di vista psicologico che culturale. Una società, la nostra, che sta andando sempre più verso una perdita di valori, dove quello che conta è l’immagine, l’apparire, la notorietà. E’ una corsa verso il potere, il profitto, l’accumulo di beni materiali e così viene a mancare il senso più profondo delle cose, l’amore per l’ambiente, la qualità della vita e l’interesse verso il prossimo.

Il narcisismo dell’individuo corrisponde a quello della cultura in cui viviamo e a sua volta la cultura influenza l’individuo. Il narcisista è più preoccupato di come appare rispetto al sentire, aspira al potere, al controllo sugli altri, concentrato sui propri interessi, come viene descritto dallo psicoanalista Otto Kernberg “presenta sentimenti di inferiorità ed eccessiva dipendenza dall’ammirazione e dall’approvazione altrui, caratterizzato da incertezza cronica e insoddisfazione di se stesso, crudeltà e sfruttamento conscio o no nei confronti degli altri”.

Da bambini, i narcisisti, subiscono quello che la psicoanalisi definisce ferita narcisistica, un’umiliazione, l’esperienza di sentirsi impotenti davanti al genitore che prova piacere nell’esercitare il proprio potere e il controllo per scopi personali; si struttura, così, la paura dell’umiliazione che lo porta a controllare tutti quei sentimenti che possono renderlo vulnerabile.

In molti casi, l’adulto esercita il proprio potere attraverso la forza fisica, umiliando e infierendo punizioni che talvolta superano il grado di offesa ricevuto; ma non solo, può agire attraverso le parole, denigrando, criticando, canzonando e prendendo in giro il bambino, facendolo sentire stupido e inadeguato. Possiamo trovare genitori che sfogano sui propri figli il loro sentirsi frustrati, non realizzati e impotenti.

Il bambino impara, così,che i rapporti sono governati dal potere e che per ottenere qualcosa, il modo migliore è sfidare il genitore ribellandosi in modo che per far cessare un tale atteggiamento sia disposto a concedere e promettere qualsiasi cosa; si viene a creare una lotta distruttiva che passa dall’umiliazione per il potere alla “seduzione” (per seduzione in questo caso si intende l’uso di una falsa dichiarazione o di una falsa promessa per indurre un’altra persona a fare quello che altrimenti non avrebbe mai fatto) per far sì che il figlio corrisponda alle aspettative del genitore.

L’adulto può chiedere al bambino amore, comprensione, fino a renderlo partecipe dei problemi coniugali, dandogli l’illusione di essere speciale, ma in realtà sofferenza, dolore e rabbia verso se stesso e i genitori diventano a tal punto insopportabili da doversi costruire una corazza. Talvolta il genitore desidera che il figlio cresca velocemente per liberarsi della sensazione di dover essere sempre a sua disposizione così da dedicare tutte le energie alla propria realizzazione personale.

Un’infanzia con carenza di cure, di attenzione blocca nel bambino il sentimento del desiderio, del desiderio di vicinanza, perché troppo doloroso volere qualcosa che non si può avere.

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Ciò che caratterizza il narcisista è la negazione dei sentimenti ed è evidente nei comportamenti verso il prossimo: possono, infatti, essere sadici, sfruttatori, distruttivi perché incapaci di empatia e di riconoscimento delle proprie emozioni e di quelle degli altri.

Negare i sentimenti diventa un’abitudine che si integra nella personalità; agisce solo in base alla ragione e alla logica, non si può lasciare andare ai sentimenti, non può permettere che siano loro a “decidere” il suo comportamento.

C’è, infatti, un investimento eccessivo sulla propria immagine a scapito del sé reale; il falso sé resta in superficie ed è quello che si presenta al mondo, in contrasto con il sé vero che sta dietro la facciata o l’immagine.

Nei narcisisti, come abbiamo visto, è dal vissuto di umiliazione che ha origine il desiderio di potere perché consentirà loro di cancellare l’offesa subita; ogni sfida al loro potere o alla loro immagine minaccia di farli sentire impotenti e rievoca la paura di essere umiliati.

L’emozione connessa alla paura è la collera, ma il narcisista è incapace di esprimere o provare collera, possono però avere esplosioni di rabbia che non sono mai proporzionate alla provocazione; l’esplosione di rabbia narcisistica è sempre legata ad un vissuto di frustrazione di non farcela da soli, in altre parole di impotenza.

Anche il narcisista ha bisogno degli altri, ma non ha il coraggio di ammetterlo. Farlo, vorrebbe dire riconoscere la propria vulnerabilità.

Il potere servirebbe, quindi, per ottenere il contatto umano senza il pericolo di essere sfruttati; c’è infatti la tendenza ad usare il proprio fascino, il bell’aspetto esteriore per adescare gli ammiratori e detenere il controllo degli altri e soprattutto di se stessi.

Molte persone, oggi presentano tratti di personalità narcisistica, ma solo quando questi tratti diventano rigidi, inflessibili, maladattativi, si può parlare di un vero e proprio disturbo di personalità narcisistico.

Dott.ssa Monica Perozzi
medico chirurgo – psicoterapeutaÂ