Leggevo, come tutte le mattine, la rassegna stampa e mi ha incuriosito, preoccupandomi, l’ennesima notizia in tema di crisi bancarie.
Non che la cosa sia particolarmente eclatante o che i numeri, pur in senso assoluto gravi, siano preoccupanti a livello sistemico ma la notizia è di per sé indicativa di un disagio senza fine, di una crisi (forse) irreversibile e di un atteggiamento a dir poco irrispettoso ed empirico delle questioni finanziarie.
La notizia è quella del Credito Valtellinese che, in buona sostanza, si trova in situazione di crisi estrema (evito tecnicismi) e che presumibilmente sarà salvato da Mediobanca che pre-garantirà un aumento di capitale-da farsi nel 2020- di 700 milioni di euro: la banca, dal canto suo, dovrà cedere NPL per 1,5 miliardi e mezzo miliardo di Utp (Unlikely to pay, tradotto nella nostra lingua “somme di dubbia esigibilità”)
Un bell’arrosto. Mediobanca avrà un paio d’anni di tempo per raggranellare i soldi (dai risparmiatori), il credito nel frattempo farà “pulizia” – sulla testa dei dipendenti e dei privati- e tutto il resto verrà sottaciuto.
Quello che fa paura, in effetti, è la totale nonchalance con la quale vengono affrontati questi problemi e cioè la superficialità con la quale si chiedono interventi senza far emergere nomi, responsabilità e possibili connivenze fra chi ha concesso affidamenti e chi (colpevolmente) non li ha restituiti. Organismi di vigilanza compresi, che dovrebbe vigilare ma, a quanto pare, lascia passare fra le maglie situazioni che andrebbero meglio attenzionate.
Intanto il titolo ha perso il 25% in borsa in poche ore e gli azionisti (piccoli e medio piccoli) hanno già perso un quarto dei loro soldi.
E, per l’ennesima volta, viva l’Italia.
Luigi Borri
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