Il piccolo borgo di Basciano si trova nel comune di Monteriggioni a circa 330 metri s.l.m. in mezzo al torrente Carpella e al fosso della Staggia, entrambi tributari del torrente Staggia.
Il borgo di Basciano è ricordato per la prima volta in una donazione dell’anno 812 con la quale sono assegnati all’abbazia di San Bartolomeo di Pistoia tre poderi posti in località «Basiano in finibus Senense». Oggi nel piccolo paese risiedono 43 persone ma nel lontano 1833 vi erano ben 449 abitanti.
Fu castello, danneggiato poi dal passaggio delle truppe di Arrigo VII nel 1313, nella base di alcuni edifici posti all’esterno dell’abitato si notano ancora tracce del circuito murario.
In un saggio lo storico e archeologo Mario Lopes Pegna teorizzava che Annibale, attraversando la Toscana per raggiungere il lago Trasimeno dalla Pianura Padana, percorresse un itinerario diverso rispetto a quello comunemente conosciuto.
Non è lontana dal vero l’ipotesi che nella primavera del 217 a.c. il passaggio dei Cartaginesi nelle nostre zone avvenisse esattamente là dove nell’ VIII secolo fu poi tracciata la via Francigena. Annibale, risalita la valle dell’Elsa e poi del torrente Staggia fino a Monteriggioni, deviò verso levante e raggiunse, Basciano, dove sostò tra i due torrenti per almeno 2 giorni, dopo di che si diresse verso sud passando da Guistrigona e arrivando alla valle dell’Ombrone, che guadò verosimilmente presso Rapolano.
A conferma di questa ipotesi ci sono altre due “prove”, una di queste è stata trovata scritta in un vecchio libro del 1600 ritrovato durante i lavori della chiesa di Chiesa di San Giovanni Evangelista di Basciano, ristrutturata dal 1726 per volere della famiglia Piccolomini. Nel testo era riportato anche un disegno che identificava l’esatta ubicazione dell’accampamento Cartaginese che contava circa 100 mila uomini.
L’altra prova, più affascinante ma che trova meno riscontro, racconta di un ritrovamento intorno ai primi del 1900 da parte di un contadino che durante il lavoro quotidiano del suo terreno trovò alcune ossa di elefante, uno scudo e un elmo.
Gli ultimi due furono donati ad un sacerdote della zona studioso di storia antica che li attribuì subito all’esercito Cartaginese, che li fece recapitare a Roma presso una chiesa o una famiglia e poi messi all’interno di un museo della civiltà Romana.
Gabriele Ruffoli
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