La chiesa di San Tommaso in Val di Pugna e il pane del diavolo

Nelle immediate vicinanze di Siena, su di una piccola collina sopra la zona di Ruffolo a poco distanza da Santa Regina, si trova la zona della Val di Pugna dove ad oggi risiedono soltanto 22 persone. In questo piccolo lembo si trovano il Castel di Pugna di origini antiche e menzionato per la prima volta nel 1189 in una bolla papale di Clemente III, un cimitero risalente al XVI secolo, un piccolo borgo di case ed una chiesetta dedicata a San Tommaso Apostolo.

Su di essa purtroppo ci sono davvero pochissime informazioni a riguardo.

Sappiamo che la prima notizia certa della sua esistenza risale al 1251 e lo si evince in un atto contenuto nel testamento di Giusto del fu Marescotto. Probabilmente voluta dai proprietari terrieri e del Castello.

Da questa notizia purtroppo dobbiamo fare un salto ad oltre 500 anni fin quando nel 1787 fu restaurata per volere del parroco Lorenzo Guerrazzi, a cui si deve il suo attuale aspetto interno grazie a questo intervento settecentesco.
Come si può vedere ed ammirare, la facciata principale, ha un aspetto neocinquecentesco ed è integralmente realizzata in laterizio. Purtroppo adesso si trova in stato di degrado e abbandono.


Su questa chiesa fino a qualche decina di anni fa girava una voce, legata sicuramente ad una leggenda più complessa, riguardante il pane capovolto.

Infatti questa tradizione ha motivi strettamente religiosi: secondo l’interpretazione popolare, il pane, anche se non consacrato sull’altare di una chiesa, rappresenterebbe comunque il corpo di Cristo e avrebbe sempre con se la benedizione di Dio in tavola. Mettendolo capovolto, significherebbe mettere Gesù a faccia in sotto, senza accoglierlo in tavola.

Nelle credenze religiose avviene spesso che le cose messe sottosopra siano simboli di sciagura o, addirittura, demoniache. Il racconto narra che intorno al 1820 il parroco della chiesa avesse l’abitudine di lasciare spesso “al contrario” alcuni oggetti all’interno della sua chiesa, compreso il pane. Così che gli abitanti della zona si insospettirono pensando che fosse un discepolo del diavolo. Una notte tutti d’accordo si presentarono in chiesa con zappe e forconi intenti a scacciarlo via ma non vi trovarono nessuno.

Vi era solamente un pagnotta al contrario appoggiata sul letto e li vicino una lettera con su scritto “diabolus est panis” ovvero, il pane del diavolo.

Impauriti tornarono tutti nelle loro case e per giorni rimasero ben lontani dalla chiesa fino a quando non fu inviato un nuovo prete, che raccontò alla gente della Val di Pugna che il vecchio sacerdote era stato ritrovato morto annegato nel torrente riluogo pochi giorni prima. Ovviamente “a faccia in giù”.

Gabriele Ruffoli