Tutto ciò che ci fa stare molto bene, ci può anche far stare molto male. Niente di più vero se ci riferiamo alle relazioni di coppia. Queste, sebbene non abbiano una data di scadenza come i prodotti alimentari, possono tendere, nel corso del tempo, a costruire la propria fine senza che i diretti interessanti stessi, apparentemente, ne abbiano piena consapevolezza. Quando un rapporto finisce, può portare con sé una serie di esperienze, dalla tristezza, all’ansia, fino al dolore più profondo o alla disperazione più acuta. Non è un caso che questo evento sia considerato un’esperienza tra le più difficili che le persone devono affrontare, spesso più volte, nella loro vita.
Quali invece possono essere considerati i primi segnali di cedimento di una coppia? Da che cosa ci possiamo accorgere che una relazione sta volgendo al suo termine e, nel caso in cui volessimo scongiurare ciò, quali le possibili soluzioni da mettere in atto per correre ai ripari prima che sia troppo tardi? Prendiamo in esame due segnali, spesso trascurati, che una coppia dovrebbe ben monitorare. Primo segnale: durante il giorno non pensi mai al tuo partner. Se passi le tue giornate, senza mai dedicare un pensiero, un gesto, un’azione alla persona che ti sta vicino, qualcosa non sta andando per il verso giusto. Certo, ci sono eccezioni a questo primo segnale. Se stai vivendo un periodo particolarmente difficile o impegnativo, sul piano sociale, lavorativo o quant’altro, è ben comprensibile che tu abbia una maggior focalizzazione dei tuoi pensieri sugli aspetti che ti stanno logorando. Se invece questi agenti esterni non sono poi così tanto presenti, ma nonostante ciò durante le tue giornate non dedichi mai pensieri o attenzione al tuo o alla tua partner, dovrebbe scattare un primo campanello d’allarme. Cessare di pensare al nostro partner è un po’ come non progettare più con lui o lei il nostro futuro.
Una storia senza futuro, ben comprensibilmente, sarà una storia ancora per poco. Come risolvere questo primo segnale? Fate suonare una sveglia tutti i giorni alle ore 18:00. Nel momento in cui suona chiedetevi: “Oggi, ho mai pensato al mio partner? Ho fatto qualcosa che le/gli abbia fatto piacere? Le/gli ho dedicato una qualche mia attenzione?”. Se la risposta è si, continuate pure a fare ciò che state facendo, nessun allarme. Se invece la risposta dovesse essere negativa, avete tempo dalle 18:00 fino a quando la giornata sarà finita per dedicare una vostra attenzione alla vostra o al vostro partner. Se vi renderete invece conto di non essere disposti a dedicare all’altro nemmeno la più piccola attenzione, meglio aprire con la persona interessata una discussione sul fatto che è il momento di cominciare a ridefinire il rapporto stesso. Secondo segnale: non hai più desiderio sessuale. Molte relazioni, molte più di quanto la maggior parte delle persone coinvolte vogliano ammettere, sopravvivono senza vivere la propria sessualità in modo regolare o frequente. La routine che può caratterizzare le nostre giornate può investire anche i nostri momenti di intimità. In quest’ultimo ambito in modo particolare, tutto ciò che assume schemi fissi e predefiniti, con il tempo, verrà a noia.
Il desiderio si trasformerà in abitudine e il volere assumerà le sembianze del dovere. Se una coppia entra in questo circolo vizioso, perderà la spontaneità che invece è bene caratterizzi ogni nostro incontro erotico con l’altro e continuando su questa strada, il grande fuoco scintillante si trasformerà in una debole fiammella. Possibile soluzione: cambiate sempre, per rimanere voi stessi. Variare situazioni, contesti, orari, oltre che ovviamente a posizioni e modalità di approccio, sono sicuramente ottimi antidoti al calo di desiderio. Uno dei principi più importati della biologia, è il principio di omeostasi. Ogni organismo tende cioè a conservare, a mantenere il proprio equilibrio. Questo, ahimè, avviene non solo quando il nostro equilibrio ci fa stare bene, ma anche quando l’equilibrio mantenuto è disfunzionale. Pertanto, suggerisco a chi sta vivendo questa routine sessuale, di rompere gli schemi, variando cioè con il proprio partner le modalità “di farlo”, che con il tempo si sono irrigidite. In altre parole, come direbbe Nietzsche, create un po’ di caos per far nascere stelle danzanti.
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo – Dottore di Ricerca in Psicologia