La conoscenza di Dio precede il culto di Dio. Su questo Lattanzio, apologista cristiano del IV secolo, non nutre dubbio alcuno, al punto da scrivere, nel quarto libro delle “Divinae Institutiones”, che “Sapientia procedit… religio sequitur, quia prius est deum scire, consequens colere” (vale a dire, “la saggezza precede, la religione segue, perché capire Dio è la prima cosa, onorarlo la seguente”). E proprio Lattanzio costituisce una fonte imprescindibile per la lettura del pavimento della Cattedrale di Siena, pavimento che è al centro – la sua realizzazione in un arco temporale che abbraccia cinque secoli, la sua struttura, il suo significato – del bellissimo libro di Marilena Caciorgna intitolato “Un libro di marmo” e pubblicato da Sillabe. Bellissimo per molteplici ragioni. In primo luogo – nel senso che è la prima cosa che notiamo, semplicemente aprendolo e sfogliandolo – per la qualità delle immagini, e dunque delle fotografie, che ci restituiscono intatta la ricchezza policroma del pavimento, sia che si tratti di un suo dettaglio sia che si tratti di una visione d’insieme.
Poi, per la saldezza e la coerenza dell’impianto del libro, che movendo dal riconoscimento del valore simbolico e spirituale del pavimento del Duomo, giunge a illustrare, con dovizia di particolari, ciascuna delle cinquantasei tarsie marmoree che lo compongono, da quelle delle navate a quelle dei transetti (il transetto destro, il transetto sinistro), da quelle del presbiterio e del coro a quelle di Domenico Beccafumi, celebre pittore manierista, ispirate al biblico “libro dei Re”. E d’altra parte, proprio la storia del popolo ebraico fornisce, insieme all’antichità classica, la materia al tappeto dipinto – il pavimento del Duomo – che conduce il fedele, passo dopo passo, dall’ingresso fino all’altare. Da ultimo, l’attributo di bellissimo riferito al volume di Marilena Caciorgna appare pienamente giustificato dal nitore della scrittura dell’autrice, che ci regala un testo nel quale competenza, cultura, nitore espressivo coesistono felicemente.
Terminata la lettura del quale, a imporsi con evidenza alla mente del visitatore è l’idea che il pavimento della Cattedrale non è solamente un capolavoro dell’arte che convive accanto (sotto) ad altri capolavori, penso alle opere di Nicola e Giovanni Pisano, di Donatello, di Michelangelo, del Bernini, della Libreria Piccolomini decorata da Pinturicchio, ma costituisce anche un cammino sapienziale e di fede. Il libro si apre con una nota del Cardinale Augusto Paolo Lojudice e con l’introduzione curata dal Rettore dell’Opera Metropolitana di Siena, prof. Giovanni Minnucci. Quello che segue è l’inizio del primo capitolo, intitolato “Il programma del Pavimento”.
“Nel Vecchio Testamento Salomone, dopo aver ricevuto quale dono divino la Sapienza, intraprende la costruzione del Tempio nel quale saranno ingaggiati scalpellini, portatori e sorveglianti guidati da un uomo esperto capace di lavorare metalli nobili, pietre, legno e filati di porpora. Il Pavimento è lastricato di prezioso marmo conferendo alla costruzione uno straordinario effetto decorativo: “stravit quoque pavimentum templi pretiosissimo marmore decore multo”. Nel Pavimento del Duomo di Siena, una “Gerusalemme celeste” secondo l’intenzione dei committenti e degli artisti, riscontriamo una sintesi tra bellezza esteriore, per la maestria raggiunta dagli artefici nella realizzazione delle tarsie, e la Sapienza salomonica per i concetti che qui prendono forma all’interno di un complesso programma figurativo. D’altra parte si tratta di un’opera unica, sorprendente, che non ha riscontri altrove. Da secoli il Pavimento suscita – insieme con la venerazione dei Senesi – l’entusiasmo dei visitatori di tutto il mondo, tappa imprescindibile dei viaggiatori anglosassoni tra Settecento e Ottocento. La stampa della fine del XIX secolo definiva il noto tappeto policromo “The Wonder of Siena”, la meraviglia di Siena, attestandone la fama e l’apprezzamento da parte degli “stranieri”. L’unicità è data innanzitutto dalla qualità della tecnica utilizzata che è il commesso marmoreo. Ma il Pavimento non suscita un’impressione soltanto estetica, è un libro di marmo da leggere in chiave simbolica e spirituale: il Duomo come un libro aperto”
Marilena Caciorgna, Un libro di marmo, sillabe, Livorno 2023
a cura di Francesco Ricci