La moda è spesso una riflessione di ciò che accade nel mondo e molte volte funge da termometro, anticipando e interrogando. Il mondo è in movimento, la globalizzazione sbiadisce i confini e le tratte aeree non sono mai state cosi accessibili. Il mondo sta cambiando ad una velocità senza eguali e le sfilate in torno al mondo ce l’hanno ben comunicato con un nuovo concetto di donna, vera cittadina del mondo. Karl Lagerfeld in prima fila porta la sfilata di Chanel Primavera/Estate 2016 in una suggestiva rappresentazione di un aeroporto. Il terminal 2C del Paris-Cambon airport, aspettando il volo sulla Chanel Airlines, con una busta duty-free di Chanel n.5 in ogni sedile. Sicuramente l’aeroporto più chic del mondo dove il concetto di lusso diventa sempre più internazionale, profondamente influenzato dai social e dallo streetstyle. La firma Chanel è chiara: giacche brevi, tailleur dritti e vestitini corti con ruches, che si abbinano ad occhiali ad aviator e borsa con catena dalla forma allungata.
Di contrasto, la globalizzazione fa spazio ad un crescente desiderio di etnico e di esotico, desiderio interpretato da Valentino, che si spoglia della sua amata eredità culturale italiana, o meglio romana, per seguire colori e profumi lontani, quegli dell’Africa, ‘come crogiolo di culture differenti, rileggendo usi e costumi del Continente Nero secondo un punto di vita personale’ come sottolineano Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi della maison. Non si tratta di folk, ma una nuova purezza imperfetta, in cui gli abiti ci trasportano in un viaggio tra presente e passato, in colori e volumi ‘delicatamente’ tribali. Un racconto in cui ogni donna, da Roma all’Africa nera e oltre vorrebbe fare parte.
Photo Credit: Vogue
Miriam Bakkali