Da sempre la moda è stata rappresentata da simboli e immagini precise, e le modelle ne sono la copertina. Pelle bianca e ossa in vista. Un’industria internazionale con un’influenza straordinaria sul costume e la società contemporanea, rappresentata da uno stereotipo ridotto e insoddisfacente. E’ l’industria moda a perseguire insostenibili ideali di bellezza? O la società stessa? Una società per altro mai cosi cosmopolita e variegata in forme e colori, sempre connessa, tanto da ribaltare i concetti stessi di spazio e tempo, ma non abbastanza da abbattere quegli ostacoli verso una rappresentazione più reale della bellezza.
Negli ultimi anni questo grande limite è stato discusso e affrontato, partendo dalla forte volontà da parte del pubblico di vedere più diversità nelle taglie e nell’etnicità, che rimane fossilizzata in un’estetica fortemente occidentale. Un’estetica che non corrisponde alla diversità dei consumatori che stanno conquistando sempre più potere d’acquisto nei prodotti moda e lusso.
Dal 2007, i clienti dell’area Asio-pacifica sono cresciuti del 10% e i mercati con le crescite più significative sono quelli del Medio Oriente, dati che mostrano un significativo gap tra i consumatori e le passerelle. Secondo l’analisi di ‘BusinessOfFashion’, delle 3875 modelle che hanno sfilato durante l’ultima settimana della moda, solo 797 erano di un’etnia ‘non-bianca’, uno scarso 20% che dovrebbe rappresentare tutto il resto del mondo. Percentuale che si abbassa sensibilmente se si considerano le front-cover di magazine e pubblicità.
Storicamente, la moda e i grandi brand nascono in occidente, e per molte persone la moda gira attorno a Parigi, Londra, New York e Milano. Per quanto riduttivo possa essere, la moda ha i suoi meccanismi e il suo stesso marketing gioca su una rappresentazione non realistica della realtà. ‘La moda non ha come scopo quello di vendere immagini reali’ afferma Reina Lewis, professoressa in cultural studies alla London College of Fashion. La moda si nutre di quel principio stesso di esclusività, che si traduce in corpi giovani, magrissimi e dalla pelle bianca. Ideali di bellezza caucasica, nati nella cultura europea secoli prima in arte e letteratura, rimasti costanti nel tempo. In accordo Ashley Mears, professoressa di sociologia alla Boston University, ribadisce il principio per cui le immagini legate alla moda giocano non solo sull’ aspirazione e l’ambizione, ma soprattutto sull’irraggiungibilità delle sue componenti, cosi fantastiche e perfette, impossibili da raggiungere.
In ogni caso, un grande cambiamento è in atto. Il modo in cui la moda stessa è ‘consumata’ è drammaticamente diverso. Blogs, streaming online e social media hanno ‘democratizzato’ un’industria da sempre chiusa e selettiva. La condivisione di post e immagini hanno sensibilmente cambiato approccio alla ‘diversità’ nel fashion, cercando di raggiungere una cornice estremamente più ampia e rappresentativa. Dove portera’ questo cambiamento non e’ ancora chiaro, ma che la rivoluzione abbia inizio!
M.B.
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