L’Italia il paese della dolce vita è icona dello stile e del cibo, così ci differenziamo all’estero. E se l’alta moda ha sede nei salotti degli Champs Elysees, la moda, quella che fa parlare di sé ha sempre più spazio in Italia: da nord a sud.
Milano ne è la capitale, soprattutto se si pensa alla sua vivacità, al suo essere cosmopolita e la sua velocità di cambiamento, così come avviene tra una passarella e l’altra, da uno stilista all’altro; dalle gradinate della stazione di Milano Centrale che ha ospitato la sfilata uomo di Ermenegildo Zenga, dove la sartorialità italiana era vista in chiave futuristica, dove tutto era esagerato in termini di taglie, soprattutto le spalle reglan, che bene si sposavano ai maglioni costruiti e le camicie stampate il tutto contrapposto al cortile di Palazzo del Senato, sede che ha ospitato la sfilata del Team di Polo, che ha visto di tutto e di più: fantini, cavalli, abbigliamento e un vero e proprio show.
Se molti stilisti hanno origine nel sud del Bel Paese e il nord è fatto per sfoggiare e per commercializzare, anche l’Italia centrale non è da meno.
Il centro, e più precisamente la Toscana, è fatta di manodopera e di professionalità. È da fine 2018 che si legge su diverse testate che il modo del fashion avrà bisogno di ben 10 mila nuovi addetti, per via del turn over previsto per i pensionati alle porte, quindi perché aspettare di trovare un lavoro, quando ce ne sono già a bizzeffe in questo settore?
Marino Vago – Presidente di Smi e Ceo della Vago Spa (gruppo di tintorie), sottolinea che le figure ricercate saranno per lo più tecnici o specialisti di settore che verranno coadiuvati da personale uscente, o comunque giovani ragazzi provenienti da percorsi di studio professionalizzanti, come per esempio, quelli proposti ormai da anni, dalla scuola Modartech che forma in Toscana gli artigiani della moda, assicurando loro uno stage o un contratto ancora prima della conclusione degli studi. I numeri, confermano l’importanza dei corsi di moda dell’Istituto Modartech, grazie ai quali l’88% dei diplomati trova lavoro già dopo i primi sei mesi. Questo dato così importante è frutto anche del rapporto costante con un sempre crescente network di aziende con cui la scuola collabora: dal 2016 ad oggi infatti, c’è stato un incremento del 10% (+52 nuove aziende). Ad oggi sono più di 500 le imprese con cui l’Istituto si interfaccia sia per quanto riguarda l’offerta occupazionale dei suoi studenti sia per garantire agli stessi una didattica costantemente aggiornata grazie ai feedback ricevuti dalle aziende relativi ai fabbisogni formativi.
Il ricambio generazionale in questo settore infatti, si può fare in modo ottimale solo grazie ad un proficuo sodalizio tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro.
Il 24 gennaio scorso si è discusso al MIUR, insieme a 100 dirigenti di vari istituti tecnici italiani, su quali siano le competenze ricercate dalle aziende, per poter offrire loro giovani formati ad hoc, in grado di sopperire alle mancanze legate al turn over d’età.
Si può già affermare che i lavori offerti, non saranno di serie B, e tanto meno lavori sottopagati, poiché tra le figure ricercate ci saranno i “modellisti” che sono lavoratori tecnici che possono arrivare a guadagnare fino a 4 mila euro netti al mese.
Anche i conciatori avranno un ruolo di rilievo, del resto la Toscana, nota anche per le sue grandi capacità di pelletteria, ha fatto sapere tramite Confindustria Firenze, che in occasione della quota 100, ben 3 mila dipendenti lasceranno il loro posto, senza contare le persone che in questi mesi, nelle province di Lucca, Pistoia e Prato, stanno facendo domanda di prepensionamento, lasceranno scoperte mansioni “antiche” come quelle del calzolaio e dell’esperto nell’industria tessile. Armarsi di pazienza e soprattutto abilità nel disegno tecnico computerizzato sarà la chiave di volta per ottenere quei posti. Del resto la mano dell’uomo non può lasciare spazio esclusivamente alla tecnologia, che in questi casi ci deve essere ma sempre come un ausilio.