Il termine genitore deriva dal latino genitor, colui che genere, che dà la vita, quando parliamo di genitorialità andiamo oltre il puro aspetto biologico; è una funzione che si esplicita attraverso la capacità di prendersi cura, è un processo trasformativo che evolve nel corso della vita e attraverso il quale si sviluppano le capacità affettive e psichiche di occuparsi dei propri figli. Questo processo viene attivato dal progetto di avere un bambino, dalle interazioni con lui e richiede un tipo di relazione coniugale che promuova la crescita e il cambiamento psichico, è quindi una funzione della coppia e non del singolo.
La triangolazione nella relazione di intimità a due, si viene a creare ancor prima della nascita del figlio, con la creazione di uno spazio psichico di rappresentazioni consce o inconsce del futuro bambino. Con la nascita, il genitore si troverà a confrontarsi inevitabilmente con il bambino reale che sarà sicuramente diverso da quello immaginato, e sarà anche il bambino che i genitori avrebbero voluto essere e i genitori si identificheranno con i genitori che avrebbero voluto avere. Tutto questo è fondamentale per la formazione dei primi legami ed è una delle chiavi di lettura per comprendere l’interazione genitori-figli.
Quindi, con la nascita del piccolo, si assiste al riassetto della personalità di ciascun genitore, in quanto l’evento ripropone vissuti profondi, come il fare i conti con i propri genitori interni, con il proprio essere bambino e con quello che viene chiamato lutto di sviluppo cioè la perdita dello stato di figlio e il passaggio a genitore.
Il modo in cui la madre e il padre accudiscono il loro bambino e le modalità con le quali interagiscono, è il frutto del significato che attribuiscono al proprio ruolo, alle aspettative nei confronti del loro piccolo e alle rappresentazioni dell’esperienza familiare.
Un bambino che vive momenti di scambio autentici in cui vi è il riconoscimento e la valorizzazione dei suoi bisogni crescerà con una sensazione di benessere e sicurezza. Si sentirà fiducioso verso se stesso e verso gli altri perché ha esperito un accudimento sensibile.
Se ha la possibilità di svolgere un’esperienza di una intersoggettività gratificante all’interno della propria famiglia, ovvero in un clima di relazioni affettive in cui viene compreso nei suoi vissuti, accolto dai genitori nei suoi bisogni, riconosciuto e valorizzato nella sua unicità e individualità, potrà strutturare un concetto di sé in grado di sorreggere la sua esperienza di crescita.
In questa prospettiva, la caratteristica più importante dell’essere genitori è secondo J. Bowlby, quella di fornire una “base sicura” da cui il bambino possa partire per affacciarsi al mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà nutrito sia sul piano fisico che emotivo.
Numerosi studi sulla maternità hanno dimostrato come la relazione madre-bambino, si instauri già durante il concepimento, si sa, inoltre, che depressione, ansia, rabbia, ottimismo/pessimismo vissuti dalla donna incinta, possono avere effetti sul feto.
Anche gli studi sull’allattamento confermano ciò. Nell’andamento della relazione tra il bambino è la madre, dal modo di essere tenuto in braccio, al rispetto delle pause, dei tempi e alla risposta ad essi, non solo viene favorita l’alimentazione, ma sono poste le basi della comunicazione vera e propria.
Quindi la funzione materna di contenimento e rispecchiamento consente al bambino di sperimentare una continuità del sé e di raggiungere uno stato di coesione del sé.
Per quanto riguarda la figura paterna, in passato, era una figura marginale nell’accudimento dei figli, preposto più all’educazione più che alla cura, il padre ha rappresentato, in seno alla famiglia, la legge e l’ordine, la continuità della tradizione ed ha avviato i figli alla vita sociale.
Oggi è stato rivalutato il ruolo paterno; la sua funzione inizia ancor prima della nascita del bambino. Già durante la gravidanza è chiamato a svolgere una funzione contenitiva, condividendo con la compagna le ansie e le preoccupazioni riguardo ai cambiamenti del corpo, così come sarà chiamato, alla nascita del piccolo, a svolgere una funzione protettiva per la delicata esperienza della coppia madre-bambino.
Quindi la funzione paterna introduce separatezza, profondità, senso del tempo nella relazione con il figlio, favorendo l’accettazione del diverso da sé e la costruzione di un sé separato.
I processi della genitorialità vanno incontro a periodi critici che possono essere legati a momenti specifici della crescita del bambino, o della vita familiare , o della storia personale, ma nella maggior parte dei casi i genitori si rivelano “sufficientemente buoni”, ovvero, capaci di maturare nel rapporto con il loro bambino quelle competenze necessarie a favorire la crescita armonica.
Dott.ssa Monica Perozzi
medico chirurgo – psicoterapeuta
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