Selene e Lorenzo. La storia di un’amicizia, le conversazioni sui temi più importanti della vita tra una ragazza alla soglia dei trent’anni e un ragazzo con la Distrofia muscolare di Duchenne.
Salve, mi chiamo Lorenzo Santoni, ho 24 anni, mi sono laureato in Scienze dei Beni Culturali a Siena e sono un… regista? Un giornalista? Uno scrittore? Ancora non lo so…
Da piccolo tutti avevano un sogno: chi voleva fare il calciatore, chi la ballerina, chi l’astronauta, chi l’attrice; io, invece, non sapevo cosa rispondere… Non riuscivo a vedermi da grande e con un mestiere speciale. L’unica cosa certa era che sapevo scrivere.
Così, crescendo, ho coltivato questa abilità, senza però sfruttarla troppo: non ho mai avuto la costanza del vero scrittore. Avevo i miei progetti, scrivevo le mie poesie e racconti, ma non riuscivo mai ad arrivare a qualcosa di pubblicabile. Alla fine, dopo aver passato cinque ore a scuola e due a fare i compiti, preferivo giocare alla PlayStation, se devo essere sincero.
Poi, quasi per scherzo, ho trovato un’altra passione: il cinema. Partecipando ad un concorso, ho provato la soddisfazione di scrivere e girare un cortometraggio, e lì ho capito cosa avrei voluto fare da grande. Era l’ultimo anno di liceo, ed in base a quell’esperienza ho scelto il mio corso di studi.
Però non ho abbandonato la scrittura pura e semplice: infatti, durante l’università, ho scritto alcuni articoli per il Corriere di Maremma ed ho continuato a creare storie per il mio privato divertimento.
E siamo ai giorni nostri. Sono qui che aspetto di poter dire di essere un vero regista e cerco di scrivere una presentazione accattivante per questa nuova rubrica. Ah, quasi mi dimenticavo: devo parlare bene della mia collega… Per fortuna non sarà un compito arduo!
Ho conosciuto Selene tramite un amico comune. Mi ero appena laureato e lei voleva fare un articolo su di me. Ci siamo quindi sentiti per la sua intervista ed abbiamo subito legato, visto i nostri interessi comuni. Infatti è nata un’amicizia che ci ha portato a dare vita a questo progetto.
Lei è una bravissima intervistatrice: ti fa sentire subito a tuo agio con la sua gentilezza e riesce a tirar fuori i tuoi segni particolari da perfetto maieuta socratico. Inoltre, vista la sua diretta esperienza, riesce a vedere oltre i problemi che ti possono affliggere, fino alla tua vera essenza. Infine, e non guasta mai, coniuga una mens sana ed un fisico da fotomodella, impreziosito da due iridi cerulee. Per questo la vedrei bene al posto delle varie Gruber, Annunziata, Latella & Co. a condurre un talk show.
Oppure la potreste vedere nei miei film…
“Lore, mi è venuta in mente una cosa ganzissima: raccontiamo la tua giornata tipo.” “Non mi sembra così interessante!” “Allora parliamo dei grandi temi , la differenza tra come li vede una ragazza alla soglia dei 30 e un ragazzo con la Duchenne” “Già meglio”
Nasce così questa rubrica, da un’idea, un sorriso e qualche parola; proprio come è nata la nostra amicizia. La prima volta che ho parlato con Lorenzo è stato tramite Skype. Un ragazzo con le guanciotte, timido ma anche sarcastico, pungente. Mi ricordo una mano che ogni tanto appariva sullo schermo per dargli un bicchiere d’acqua. E a me venne in mente il detto: facile come bere un bicchier d’acqua. Lorenzo è la prova che facile o difficile è molto opinabile. Per lui quel gesto non solo è difficile, ma è proprio impossibile. Però gli è facile combattere per i propri sogni. Tant’è che ha 24 anni e già, facendo il regista, ha realizzato quello più grande per lui. Non so quanti di noi possano dire la stessa cosa.
Ricordo poi di aver pensato a un libro che mi era piaciuto tanto: “i miei martedì col professore” di Mitch Albom (un ex studente che interroga il prof, affetto da una malattia degenerativa, sui più grandi interrogativi della vita). Mi sono chiesta le stesse cose: un’emozione come la paura che significato assume per lui? E per me? E il coraggio? Lorenzo è mio amico anche per questo: il suo coraggio mi ricorda che lottare per i nostri sogni non è solo un diritto. Ma anche qualcosa che dobbiamo a noi stessi. Così quando penso che non riuscirò in qualcosa, quando sono stanca, quando mi arrabbio, mi chiedo “ma per Lorenzo?”.
di Selene Bisi e Lorenzo Santoni
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