BrainControl, quando basta la forza del pensiero

Il progetto BrainControl della start up senese Liquidweb è uno dei dieci finalisti del premio BioUpper, promosso da Novartis e Fondazione Cariplo, in collaborazione con PoliHub. L’iniziativa intende aiutare, sia economicamente che a livello di consulenze, i migliori progetti “in incubazione” nel settore del Life Science. Tra i dieci c’è anche un’altra start up senese, SIENA Imaging, di cui abbiamo già parlato.

BrainControl è un dispositivo che consente a pazienti con disabilità fisiche e di comunicazione di controllare mediante il “pensiero” gli strumenti di tecnologie assistive, come le carrozzine elettriche o i dispositivi domotici. L’avveniristica tecnologia di  Liquidweb – azienda affiliata all’incubatore Toscana Life Science – è stata progettata dall’ingegner Pasquale Fedele. Ne abbiamo parlato con lui:

Cos’è BrainControl?

E’ un dispositivo che consente a pazienti con gravi disabilità, di mobilità e comunicazione, di interagire tramite il pensiero. Si basa sulla elettroencefalografia, noi abbiamo un caschetto con dei sensori che vanno a leggere l’attività elettrica, relativa a delle azioni di movimento, sulla corteccia celebrale. Quando noi muoviamo le mani o i piedi, il movimento è originato da un pensiero, che è stimolo che parte dal cervello e arriva agli arti. Quello che noi andiamo a utilizzare è questa attività elettrica originaria e facciamo sì che il paziente riesca, pur non potendo muoversi, a interagire con un software che gli permetta, per esempio, di fare la sintesi vocale nel caso non riesca a comunicare. Possiamo controllare dal computer qualsiasi altro dispositivo, da una carrozzina elettrica a all’ambiente domotico. Abbiamo realizzato anche un robot umanoide che si muova per casa come fosse un alter-ego del paziente.

Quando nasce?

Ho cominciato a lavorarci circa sette anni fa, quando ero all’Università, alla facoltà di Ingegneria. Per alcuni anni ho avuto a che fare con progetti di ricerca europei e in uno di questi mi sono trovato ad analizzare lo stato dell’arte delle brain computer interface. Quando ho iniziato a pensare a BrainControl nessuna delle tecnologie di questo settore era arrivata sul mercato. C’erano anche dei problemi di usabilità e robustezza. Lo stimolo è stato quello di tirare fuori qualcosa adatto ai pazienti con gravi disabilità, nicchia nella nicchia. All’inizio ci potevo lavorare solo nei ritagli di tempo, ma piano piano è diventata una specie di missione. I risultati sono arrivati quando mi sono trovato davanti, circa tre anni e mezzo fa, alla prima persona completamente paralizzata, anche nelle palpebre. Dopo un’ora e mezza di training ha cominciato a rispondere a delle domande in modo certo. A quel punto mi sono detto che dovevo andare avanti. Siamo arrivati ad un primo comunicatore che abbiamo certificato come dispositivo medicale e abbiamo poi cominciato con le prime vendite, sia in Italia che all’estero. Vendite mirate anche per affinare il prodotto e per capire il mercato. Le difficoltà, per noi che siamo ingegneri, sono state soprattutto in quest’ultima parte del lavoro!

Quanti siete a lavorarci?

Siamo in sette, di cui cinque ingegneri informatici, una logopedista e una ragazza laureata in Economia. Questa l’abbiamo presa per lavorare meglio nella parte di marketing e commercializzazione.

Per quali disabilità è indicato questo dispositivo?

Gli unici requisiti indispensabili sono che il paziente sia cognitivamente abile e che abbia l’udito a posto. Ovviamente per tutte quelle patologie che intaccano su queste abilità il nostro apparecchio potrebbe non essere efficace. In casi in cui ci sia una persona completamente paralizzata non possiamo sapere a priori se ci sono anche al sistema cognitivo. In questi casi noi proviamo e aspettiamo delle risposte dopo il nostro training. Invece i casi che abbiamo maggiormente sono quelli di pazienti affetti da SLA.

Avete cercato finanziamenti o la selezione di BioUpper è il vostro primo tentativo?

No, abbiamo anche vinto il Premio Marzotto, importante a livello economico. Abbiamo ricevuto, inoltre, finanziamenti a livello regionale e su progetti europei. Questa con BioUpper sarà un’opportunità per farci supportare sulle parti commerciali e di marketing.

C’è attenzione nei vostri confronti da parte delle istituzioni?

Gli aiuti sono passati tramite i bandi che abbiamo vinto. Oggi la difficoltà principale è relazionarci con le ASL e il sistema sanitario locale. Qui a Siena avremmo due pazienti che potrebbero utilizzare il nostro dispositivo ma siamo bloccati. Queste novità tecnologiche non sono previste nel tariffario, risalente a sedici anni fa, per esempio. E’ stato più semplice arrivare direttamente ai pazienti e alle famiglie.

Quali saranno le possibilità occupazionali che BrainControl potrà offrire in futuro?

Noi abbiamo un business plan che prevede un fatturato, fra quattro anni, di 60 milioni di euro. Consideri che questo qui oggi è l’unico dispositivo disponibile per pazienti completamente paralizzati ma coscienti. A livello mondiale un’alternativa non c’è. Abbiamo un piano di sviluppo a livello occupazionale che prevede entro due anni l’assunzione di circa 70 persone. Il potenziale è esplosivo e le premesse sono ottime.

Emilio Mariotti