Quando si parla di cybersecurity si fa riferimento a tutte quelle azioni che devono essere messe in atto per andare potenzialmente a diminuire il rischio di attacchi informatici. Una problematica sempre più presente oggi in rete che è cresciuta con l’incremento dei numeri relativi, ad esempio, al numero delle transazioni online e più in generale all’uso di internet.
Ecco allora che si parla di sicurezza informativa: ovvero l’insieme delle azioni e delle tecnologie, i processi e le pratiche finalizzate a proteggere la proprietà intellettuale di un’organizzazione, i dati dei clienti e altre informazioni sensibili dall’accesso non autorizzato da parte di criminali informatici.
Secondo un report realizzato dalla Polizia Postale, sono in aumento le truffe e le minacce sul web: la pandemia di Covid ha dato ulteriore vigore a questa tendenza e nel solo 2020 si è assistito a quasi 100mila tentativi di truffa tramite il web, tra i quali spiccano la distribuzione e la vendita di materiale sanitario tra cui mascherine e disinfettanti.
Quali sono i settori più a rischio in rete, quindi quelli maggiormente esposti a tentativi di truffa? Quelli per i quali è previsto un processo di registrazione che comprenda anche il rilascio di dati riferiti ad un metodo di pagamento. In sostanza per capirci, i siti sui quali si vanno ad effettuare transazioni con carte di credito o altri sistemi di pagamento.
Non a caso il maggior numero di truffe si registra su siti e portali di trading online (investimento in rete), giochi e scommesse; in particolare questi ultimi settori sono i più colpiti dalla problematica. Se si pensa al mondo dei casinò online ed in generale del gioco d’azzardo, dove proliferano realtà borderline che spesso di rivelano vere e proprie truffe. Il solo modo per mettersi al sicuro è quello di affidarsi a realtà che operino con autorizzazione dei Monopoli di Stato: nel caso dei casinò in rete si potrebbero citare Novibet, Snai, William Hill, 888 e via scorrendo.
Interessante poi notare quelli che sono i nuovi reati che si consumano in rete; nuovi o versioni innovative di reati da sempre esistiti. Un esempio è dato dal revenge porn, termine ormai salito alla ribalta delle cronache; o dall’affine sextortion, i cui numeri in rete sono aumentati rispetto al 2019.
Resta poi sempre viva la piaga della pedofilia, con l’Italia che, purtroppo, ha numeri non di poco conto: lo rivela il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo), che sempre nel 2020 ha ricevuto il 110% di denunce in più rispetto all’anno precedente.
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