“La biodiversità vegetale nella Piana di Rosia”, commissionata a Gianmaria Bonari, è una ricerca, che si sostiene anche grazie al contributo di Estra S.p.A
L’Accademia dei Fisiocritici giovedì scorso ha presentato un nuovo progetto di ricerca intitolato “La biodiversità vegetale nella Piana di Rosia”, commissionato a un giovane ricercatore, Gianmaria Bonari, sotto la supervisione del fisiocritico, la professoressa di botanica sistematica all’Università di Siena, Claudia Angiolini. La ricerca, che si sostiene anche grazie al contributo di Estra S.p.A, mira a studiare la biodiversità nella Piana di Rosia.
L’area oggetto di studio è stata scelta in quanto, nonostante abbia subito una profonda trasformazione nell’ultimo secolo da zona umido-paludosa ad area prevalentemente agricola, presenta specie igrofile, ossia viventi in terreni umidi, rare a livello sia regionale sia nazionale. Nel corso delle indagini preliminari, spiega Gianmaria Bonari, si sono riscontrati elementi di grande interesse come la Stregona Palustre, che non si trovava nella provincia di Siena da decenni, la specie protetta delle orchidacee, ma anche specie non tipiche del territorio, su cui sarà importante soffermarsi per comprendere a fondo le ragioni della loro inattesa presenza.
La finalità del progetto è duplice: da una parte accrescere le conoscenze naturalistiche su un territorio che presenta zone umide di valore ambientale ma in precario equilibrio, data la forte antropizzazione; dall’altra promuovere la conoscenza della biodiversità nel territorio senese, per dar vita a una conoscenza naturalistica che consenta una consapevole e profonda tutela del territorio.
L’amministratore delegato di Estra, Alessandro Piazzi, ha affermato che «Nell’Accademia dei Fisiocritici abbiamo un tesoro enorme, […] una vocazione naturalistica da conservare per comprendere da dove veniamo». Di qui le ragioni dell’aiuto apportato dall’azienda all’Accademia e ai suoi progetti di ricerca: in primis, il desiderio di mantenere un rapporto con il territorio d’origine, al quale la multiutility vuole rimanere legata anche se il suo sguardo è ormai proiettato all’intero territorio nazionale, e, non in seconda battuta, la consapevolezza dell’importanza di tramandare una memoria naturalistica.
L’importanza di un’Accademia così antica (fondata nel 1691, ndr) per l’intero territorio toscano, grazie all’attività di divulgazione scientifica e di ricerca, è stata ribadita anche dal suo presidente, Mauro Cresti, e dal suo direttore, Giuseppe Manganelli. Quest’ultimo, infatti, ha sottolineato come il Museo di Storia Naturale dell’Accademia sia stato definito una “finestra sul territorio” in quanto banca dati a disposizione di ricercatori e studenti.
Valeria Faccarello