E’ stato lanciato ieri dalla base spaziale giapponese Tanegashima alle 7.50, ora di New York (EDT), il modulo di trasporto HTV, che porterà
sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) l’osservatorio CALET, missione dell’Agenzia Aerospaziale Giapponese (JAXA), con la partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e della NASA.
Oltre all’Università di Siena, capofila della partecipazione italiana, finanziata dall’ASI, fanno parte del team nazionale ricercatori delle
Università di Pisa, Firenze, Padova, Tor Vergata e del IFAC-CNR di Firenze.
CALET (CALorimetric Electron Telescope) è il secondo osservatorio spaziale che sarà installato sulla Stazione Spaziale Internazionale dopo
il lancio di AMS-02 nel 2011. “Si tratta di un sofisticato apparato sperimentale in grado di identificare particelle e fotoni di alta energia che provengono dal cosmo”, spiega il professor Pier Simone Marrocchesi (Università di Siena e INFN-Pisa), responsabile scientifico della partecipazione italiana a CALET e co-principal investigator della collaborazione internazionale.
“Da anni si sospetta che gli elettroni di alta energia che raggiungono la Terra siano accelerati da una o più sorgenti astrofisiche relativamente vicine, a distanza di qualche migliaio di anni luce. CALET potrebbe essere in grado di effettuare per la prima volta la loro identificazione, studiando lo spettro in energia degli elettroni al di sopra di 1 TeV.
Dopo l’attracco alla ISS, un braccio robotico estrarrà CALET dalla stiva del modulo di trasporto giapponese (HTV) e installerà l’apparato
sperimentale sulla piattaforma esterna JEM-EF del modulo KIBO sulla Stazione Spaziale dalla quale invierà dati a terra per almeno 5 anni.
L’esperimento CALET gode dello status di Recognized Experiment presso il CERN di Ginevra, che ha fornito fasci di particelle accelerate per le calibrazioni dello strumento.
Il programma scientifico di CALET è molto ricco e include la ricerca di materia oscura, lo studio degli spettri dei nuclei di origine cosmica e
la rivelazione dei gamma-ray bursts, cioè lampi di luce di altissima energia ed intensità emessi nel corso di fenomeni particolarmente violenti che hanno luogo in alcune sorgenti astrofisiche.
“Oltre all’interesse puramente scientifico, il livello tecnologico della missione è estremamente avanzato”, precisa Marrocchesi “con ricadute
positive per il nostro Paese, sia per lo sviluppo di nuove tecnologie sia per la partecipazione dell’industria aerospaziale nazionale a un
progetto internazionale di così alto profilo”.
Nella foto in copertina, potete ammirare il momento del lancio del missile dalla base spaziale giapponese Tanegashima, alle 13.50 (ora italiana).