Alle soglie del 2016 la sessualità è considerata unanimemente una delle colonne portanti dell’essere umano, a tal punto da ritenerla fondante la nostra identità, durante l’intero arco di vita.
Il piacere e la soddisfazione sessuale sono, in altre parole, parte integrante del benessere psicologico e richiedono universale riconoscimento e promozione. Ciò nonostante, nei confronti di quella che chiamiamo “terza età”, rimane un ingombrante pregiudizio: dopo la pensione, dovrebbe andare in pensione anche il nostro piacere. In realtà, che cosa ne pensano gli esperti? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato che la salute sessuale è inestricabilmente connessa sia alla salute fisica sia a quella mentale, ad ogni fascia di età. Qual è invece l’atteggiamento degli attuali nonni e nonne nei confronti della sessualità? La vita sessuale e affettiva nella terza età non solo, non scompare, ma, in assenza di malattie invalidanti, può ulteriormente svilupparsi, esprimersi, essere vissuta in armonia con tutte le altre dimensioni della personalità, in continuità con il proprio percorso esistenziale. Le immagini che i media continuano ad associare alla sessualità fanno, nella stragrande maggioranza dei casi, riferimento a giovani attraenti e in splendida forma fisica.
Queste immagini hanno nel tempo fortemente modellato le credenze della società riguardo alla terza età rafforzando l’opinione che, superata una “certa età”, le persone dovrebbero andare sessualmente in pensione. Le cose non stanno proprio così! Una recente indagine ha messo in luce che il 59,2% dei nonni e le nonne intervistate ha considerato importante mantenere attiva la propria sessualità. Dai dati raccolti è emerso che coloro i quali hanno mantenuto una buona e soddisfacente vita sessuale, riportavano una più alta stima di sé rispetto agli altri. Ciò significa che, in assenza di malattie organiche, uomini e donne possono mantenere un buon livello di interesse sessuale, rimanendo sessualmente capaci di metterlo in atto.
Ricerche condotte in Europa, negli Stati Uniti, in Australia e in Asia hanno negli anni confermato che l’interesse per l’attività sessuale è considerato importante per le fasce di età più avanzate. All’intero di questo quadro, non potevano certo essere da meno gli italici nonni. In linea con la letteratura internazionale infatti, anche nel nostro paese, da autorevoli ricerche, sono emersi dati confortanti per la popolazione più matura: tra i 70 e gli 80 anni, il 63% degli uomini e il 28% delle donne sono sessualmente attivi.
La presenza di rapporti sessuali, e più in generale di vita sessuale, sembra prevalentemente legata alla presenza/assenza di un partner o di condizioni invalidanti, quali per esempio depressione o non autosufficienza, più che all’età anagrafica, a riprova del fatto che soggetti sani di ogni età non rinunciano alla sessualità all’interno del loro rapporto di coppia. Questo dato è rilevabile anche in soggetti residenti in strutture di assistenza per la terza età, nelle quali non sono rare manifestazioni di affetto, ricerca del contatto fisico e flirt fra i residenti stessi. Quali sono gli ingredienti che consentono alle fasce più mature di mantenersi sessualmente in forma? Tra i più importanti ricordiamo: avere uno stile di vita attivo (più scale e meno ascensori), avere un buon livello culturale (più libri e meno televisori), coltivare i propri piaceri (chi ha tempo, non perda tempo), accettare i cambiamenti fisici legati all’aumentare dell’età (nessuno è superman), coltivare la vita sociale (come suggeriva Dante, “fatti non foste per viver come bruti…”) e mantenere una progettualità (non smettere mai di immaginarsi e proiettarsi in un prossimo futuro). Più in generale è possibile affermare che ogni persona, giovane o anziana, ha bisogno di sentirsi amata, di percepire attenzioni e affetto, di sentirsi soggetto e oggetto di interesse.
La sessualità non cessa di rappresentare, anche quando abbiamo nipoti, una modalità di linguaggio e di relazione, mantenendo e arricchendo il valore simbolico di una comunicazione non verbale della dimensione affettiva. Solo attraverso la diffusione di una sensibilità nuova verso queste tematiche sarà possibile favorire l’affermazione di un diritto alla salute affettiva e sessuale privo di limiti cronologici e promuovere nella persona di qualunque età una soddisfacente qualità della vita sul piano fisico, psicologico, sessuale e relazionale. Parafrasando tale concetto, desidero ricordare le parole di Osho: “Nell’esistenza nulla inizia e nulla finisce. Guardati semplicemente intorno… la sera non è la fine, né il mattino è l’inizio. Il mattino è in cammino verso la sera, e la sera è in viaggio verso il mattino. Tutto si sposta semplicemente in forme diverse. Non c’è principio e non c’è fine”. Buone feste e buona sessualità a tutti…
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo e Sessuologo – Dottore di Ricerca in Psicologia
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